Rame è una serie podcast in cui ci concediamo, finalmente, le conversazioni sui soldi e sulla vita che avremmo sempre voluto avere.

Ogni settimana, seguendo il filo della sua storia economica, un ospite ci confida ricordi d’infanzia, idee, paure, ambizioni personali o imposte da altri, scelte fatte per coraggio o per istinto di conservazione. Parlare di soldi può essere intimo e coinvolgente, rivelatorio ed eccitante. E si finisce sempre per svelare chi siamo e ciò in cui crediamo.

 
Claudia De Lillo: «La fatica di chiedere i soldi»
Annie Francisca Annie Francisca

Claudia De Lillo: «La fatica di chiedere i soldi»

Claudia De Lillo avrebbe potuto essere una trader ricchissima. Su quella strada si era avviata per seguire “il verbo” di sua madre, secondo la quale l’unico vero obiettivo per una donna era emanciparsi attraverso i soldi, tanti soldi. Ma pochi mesi di stage in una società di intermediazione mobiliare le bastarono per capire che non poteva fare un lavoro il cui solo motore fossero i soldi. E per fortuna, altrimenti non sarebbe divenuta una delle più celebri giornaliste italiane, speaker di Caterpillar, editorialista di Repubblica, autrice di innumerevoli libri.

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Ci voleva un mutuo a 40 anni per farmi “rappacificare” col privilegio
Annie Francisca Annie Francisca

Ci voleva un mutuo a 40 anni per farmi “rappacificare” col privilegio

Lorenza nasce a Genova in una famiglia benestante che vive nel culto del risparmio. Potrebbero viaggiare e godersi la vita, ma meglio non farlo, perché non si sa mai cosa riserva il futuro. Quando si tratta di farla studiare all’estero o in un’università privata, i suoi genitori non badano a spese, ma per loro stessi non comprano niente. Nel tentativo di prendere le distanze da questo modello, Lorenza si regala bellezza, osa godere, viaggia. Ma la consapevolezza di potersi permettere tutto ciò solo grazie ai sacrifici fatti dai suoi, un giorno le presenta il conto.

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La Partita Iva mi ha fatto capire che il mio era un lavoro, non un passatempo
Annie Francisca Annie Francisca

La Partita Iva mi ha fatto capire che il mio era un lavoro, non un passatempo

Riccardo ha 33 ed è originario di Latina, dove ha vissuto fino all’età di 24 anni. È un insegnante di canto e il suo sogno è quello di riuscire a comprarsi una casa. Cresciuto in un ambiente che non riconosce il suo lavoro artistico come un impiego reale, si scontra presto con la necessità di autodeterminarsi. ll momento di svolta arriva nel momento in cui apre la partita Iva, che per molti è metafora di precarietà e instabilità, ma per lui è l’occasione di relazionarsi alla sua professione in modo totalmente nuovo.

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Per tre volte ho visto la mia famiglia evolvere e poi tornare al punto di partenza
Annie Francisca Annie Francisca

Per tre volte ho visto la mia famiglia evolvere e poi tornare al punto di partenza

Raffaella ha 45 anni ed è figlia di due operai. Cresciuta in un contesto finanziario che le ha sempre garantito solo l’indispensabile, Raffaella prova ad affermarsi individualmente, ma le problematiche familiari la riportano sempre a casa, in un contesto dove alla desolazione del fallimento si mescola il senso di colpa di non aver fatto abbastanza. Ma da suo padre impara a non darsi mai per vinta e, una volta cresciuta, si batte affinché i suoi figli crescano in un contesto migliore.

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Ho congelato gli ovuli: i soldi meglio spesi della mia vita, insieme a quelli per la psicoterapia
Montserrat Fernandez Montserrat Fernandez

Ho congelato gli ovuli: i soldi meglio spesi della mia vita, insieme a quelli per la psicoterapia

Carlotta ha 36 anni e cresce in una famiglia benestante e con una buona educazione finanziaria. A 36 anni, fatica a far quadrare i conti della sua vita quotidiana, ma dai genitori ha imparato a mettere da parte ogni giorno qualcosa in vista di un obiettivo preciso. Così, dopo la fine di una relazione durata dieci anni, quell’obiettivo prende forma anche per lei: la crioconservazione degli ovociti. Una scelta difficile che ha portato a un dialogo familiare non sempre facile, ma che per Carlotta ha rappresentato un investimento sulla sua libertà.

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Lidia Vitale: «Anche quando ero poverissima, la mia visione ha creato l’abbondanza»
Montserrat Fernandez Montserrat Fernandez

Lidia Vitale: «Anche quando ero poverissima, la mia visione ha creato l’abbondanza»

Lidia Vitale cresce ascoltando suo padre e suo zio litigarsi un’eredità che sarebbe arrivata 30 anni dopo. Da ragazzina vuole fare l’attrice e prende lezioni grazie ai soldi passati sottobanco dai nonni. Lidia arriva al successo. Recita ne La meglio gioventù e in Suburra. Viene diretta da Sergio Castellitto, Marco Bellocchio, Paolo Genovesi… Eppure, crescendo, rifugge completamente l’argomento soldi, finendo per sentirsi a casa nella tragedia economica, che sembra non abbandonarla mai. Un giorno frequenta un corso online di educazione finanziaria e qualcosa inizia a cambiare.

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La precarietà mi faceva sentire “piccola”
Montserrat Fernandez Montserrat Fernandez

La precarietà mi faceva sentire “piccola”

Elisabetta ha 37 anni e vive con suo marito e suo figlio in una villetta quadrifamiliare. Figlia unica di due genitori dipendenti pubblici, si dedica con tutta se stessa al lavoro, si sposa e ha un bambino. La precarietà sul lavoro, però, la fa sentire piccola. Così come la cultura in cui è cresciuta, che continua a chiederle conto dei risultati ottenuti, a tal punto che solo un grave incidente riuscirà a convincerla a lasciare il posto fisso per dedicarsi a nuove ambizioni e scoprire altre forme di ricchezza.

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Avevo solo 800 euro in tasca, ma una grande fiducia nel futuro
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Avevo solo 800 euro in tasca, ma una grande fiducia nel futuro

Penelope lascia il Paese in cui è nata, l’Argentina, a 19 anni. È sola e ha 800 euro in tasca. Quei soldi, assieme a quelli per il volo di sola andata, li ha risparmiati durante l’ultimo anno di liceo, lavorando 8 ore al giorno al McDonald’s. A risparmiare ha imparato da suo padre, che non metteva da parte soldi, bensì mattoni. In Argentina i soldi perdono valore subito mentre con i mattoni lui aveva costruito la casa in cui abitavano e altri due appartamenti da dare in affitto…

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I soldi sono il filo che tiene unita la mia famiglia
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I soldi sono il filo che tiene unita la mia famiglia

Lorenzo cresce con la paura di confessare ai suoi di essere gay. I genitori lo scoprono per vie traverse e non riuscendo ad accettarlo in nessun modo, decidono di ignorare quella parte della sua identità. In compenso, gli pagano gli studi, gli puliscono la casa e gli fanno il bucato. E anche quando diviene indipendente economicamente, approfittano di ogni occasione per fargli la spesa, riempirgli il serbatoio dell’auto, oppure rimborsargli gli acquisti extra come il computer nuovo.

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Non sarò mai ricca, ma sono libera
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Non sarò mai ricca, ma sono libera

Simona Coppola ha 52 anni e non c’è stato un giorno nella sua vita in cui non abbia parlato di soldi. Figlia di due operai, è cresciuta sapendo quanto entra in casa e quanto esce, quanto si paga di luce e quanto per il cibo. Questa consapevolezza finanziaria non le ha regalato una vita più semplice di quella degli altri. Ma di sicuro le ha permesso di compiere scelte di libertà.

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Non ho mai avuto “problemi di soldi” prima di conoscere Rame
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Non ho mai avuto “problemi di soldi” prima di conoscere Rame

Da bambina, Licia Soncini impara a guadagnare per un obiettivo: stira le camicie per conto della mamma e con i soldi ricevuti in cambio compra i regali agli amici o esce fuori a cena. Verso i 30 anni, inizia a guadagnare così bene da perdere ogni “contatto” emotivo con i soldi. Suo padre la mette in guardia e la sprona a indebitarsi comprando una casa. Ma Licia è terrorizzata dall’idea e preferisce vivere senza mai porsi un dubbio economico. Fino al giorno in cui incontra Rame…

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Finalmente mi sento libera di lavorare meno
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Finalmente mi sento libera di lavorare meno

Alice Pomiato nasce e cresce in un Veneto stacanovista, dove il lavoro definisce chi sei e il tuo valore. Lei inizia a lavorare a 16 anni e per tutta la prima parte della sua vita non si ferma mai, associando spesso due o tre lavori. Nel 2018, un viaggio in Australia aiuta Alice a portare a termine l’opera di decostruzione dell’idea di lavoro con cui è venuta al mondo.

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Quella vergogna di chiedere soldi in prestito
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Quella vergogna di chiedere soldi in prestito

Ciccio Rigoli cresce in Calabria in una casa dove non manca nulla, ma non c’è nulla più del necessario. Verso i 35 anni, lascia il suo lavoro a tempo indeterminato e investe tutto ciò che ha (Tfr incluso) in una visione: uno spazio di coworking chiamato Slam, dedicato all’editoria e allo spettacolo. Ma proprio quando le cose iniziano a funzionare, la pandemia mette in crisi il modello del coworking e l’intero business dello spettacolo. Ciccio si ritrova con un sogno in mano e un anno di affitti non pagati.

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Il giorno in cui ho scoperto che c’era un altro modo di fare finanza
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Il giorno in cui ho scoperto che c’era un altro modo di fare finanza

Fin da bambina, Arianna Magni osserva sua madre compilare a mano i quadernetti con le entrate e le uscite del mese. E ascolta sua nonna declamare principi di consapevolezza finanziaria sotto forma di proverbi. La sua è una socializzazione finanziaria piuttosto eccezionale nella cultura italiana, perché priva di ogni alone di mistero o di tabù attorno al denaro. Cosa che le permette di divenire un’investitrice consapevole.

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La mancanza di soldi mi costringeva dentro un eterno presente
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La mancanza di soldi mi costringeva dentro un eterno presente

Daniele Dani ha 45 anni e vive a Londra, dove è emigrato due volte. La prima a 30 anni, con svariate migliaia di euro nel conto in banca, accumulate con un primo lavoro ben retribuito ma che ha lasciato inseguendo il sogno di entrare nella finanza. La seconda a 37 anni, con soli mille euro in tasca e l’obiettivo di ricominciare. In mezzo, c’è l’improvvisa malattia e morte di suo padre che lo spinge a tornare a Bari per occuparsi dell’azienda di famiglia.

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L’eredità nascosta che mi ha lasciato mio padre
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L’eredità nascosta che mi ha lasciato mio padre

Valeria Fioretta è una figlia finanziariamente educata. Suo padre parla liberamente di soldi in casa, la porta fin da bambina alle case d’asta e la fa stare a tavola in mezzo a persone che parlano di soldi, investimenti, aste, pignoramenti. Per lungo tempo, Valeria non riconosce le lezioni apprese da suo padre. Dopo la sua morte, però, si riscopre intenta a comporre un puzzle segreto: l’eredità che lui le ha lasciato, che non è tanto il denaro, quanto un certo modo di parlare e di pensare il denaro.

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Mi pento solo dei soldi che ho sperperato…
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Mi pento solo dei soldi che ho sperperato…

Il suo primo ricordo legato al denaro risale a quando aveva 7 anni: durante alcuni mesi trascorsi in ospedale, si mette a vendere disegni alle infermiere per raggiungere le 18mila lire che gli servivano a comprarsi un set Playmobil. Impara allora che una vocazione artistica può divenire uno strumento per realizzare un desiderio. A patto che il prodotto di quella vocazione abbia un valore sul mercato.

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Così, io e 31 colleghi ci siamo ricomprati l’azienda
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Così, io e 31 colleghi ci siamo ricomprati l’azienda

Claudia Florio lavora nella Holding italiana turismo, una società del gruppo Parmalat, quando il crac del 2003 spazza via l’azienda. 17 anni dopo rivive lo stesso film con la messa in liquidazione della Morris Profumi. Ma questa volta, prova a cambiare il finale della storia. Assieme a 31 colleghi costituisce una cooperativa e fa ripartire la produzione. «Siamo diventati soci, lavoratori e imprenditori nello stesso tempo». Il prezzo da pagare è che non stacchi mai. «Però lo fai per una cosa tua. E lavorare senza essere schiavo è tanta roba».

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Ho visto le banche bruciare i nostri risparmi di una vita
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Ho visto le banche bruciare i nostri risparmi di una vita

Quando Sanja ha 7 anni, lo scoppio della guerra nel Paese in cui è nata, la Bosnia Erzegovina, cambia per sempre la sua vita. Nel giro di 24 ore, tutti gli asset della sua famiglia, soldi e case, vengono bloccati. Né le banche né il Governo aiutano i cittadini a recuperare i risparmi di una vita. Nonostante ciò, Sanja viene cresciuta da suo padre secondo i valori tradizionali: l’importanza dello studio e del posto fisso. Ed è quello il copione che Sanja scrive con la sua vita, fino al giorno in cui si accorge che, per quanto abbia un ottimo stipendio, non è veramente libera.

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Ci ho messo 22 anni a fidarmi del mio talento
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Ci ho messo 22 anni a fidarmi del mio talento

Da bambina, Barbara Oliva scopre dentro la bottega avveniristica di suo padre, la passione e il talento per il design. Ma quando il progetto di famiglia fallisce, e quel periodo diviene quasi un tabù di cui è vietato parlare, Barbara focalizza la sua attenzione sulla sicurezza economica. Trova lavoro a tempo indeterminato in un’azienda di telecomunicazioni e diviene workaholic. La nascita di sua figlia rimette tutto in discussione.

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