«Potrei fatturare di più ma mi perderei il motivo per cui fatturo: la vita»

La storia di Daniela Farnese

Daniela Farnese scrive libri, sceneggiature, pubblicità. Ha il privilegio di fare il lavoro che ama. Ma cos’è esattamente “privilegio”? Quando era bambina, a Napoli, in un quartiere popolare, dentro un palazzo fatiscente, con una madre separata che cresceva tre figli da sola, il privilegio era il posto fisso di sua madre. Crescendo, i soldi erano sempre pochi ma il capitale sociale di sua madre proietta lei e i suoi fratelli fuori dall’ambiente in cui sono cresciuti. Laureata in Lingue Orientali e vincitrice di un concorso pubblico, si dimette e si cuce addosso la libera professione: lavora quando ha bisogno di soldi, il resto del tempo viaggia, scrive, conosce gente. Divenuta madre, decide di mettere radici e di comprare casa. Alla decima richiesta di mutuo, lo ottiene: in una società che si basa sempre più sul debito, anche l’accesso al credito è un privilegio. Se le chiedi oggi qual è il suo privilegio, Daniela ti risponde “il tempo”. Non guadagna molto, però ha tantissimo tempo libero, e questo è una parte fondamentale nell’equazione della felicità.


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«Altro che accumulare, i miei genitori se la sono mangiata la vita»

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Io, orfana di genitori vivi, non riesco a spendere neanche un euro per me