«Altro che accumulare, i miei genitori se la sono mangiata la vita»

La storia di Valeria Viola

Valeria Viola è cresciuta come dentro un film di Jerry Calà e Christian De Sica. I suoi genitori, di umili origini, grazie alla bravura del padre nel lavoro di lobbing per le industrie farmaceutiche, si erano ritrovati per le mani una grande ricchezza che si erano goduti fino all’ultimo centesimo: vacanze in Sardegna in alberghi frequentati da calciatori, scuole private per le figlie, circoli esclusivi, feste in giardino con oltre 200 invitati… Valeria cresce in questo mondo come una marziana. E fin da quando ha 15 anni si mette a lavorare per non dover chiedere soldi ai suoi genitori e poter soddisfare i suoi bisogni, che loro non avrebbero approvato, in quanto troppo umili. Valeria studia Antropologia culturale e inizia a lavorare in una Ong. Quando suo padre muore improvvisamente d’infarto, nel mezzo della sua sfarzosissima festa di 60 anni, non le lascia granché di tutta la ricchezza che ha bruciato in vita. Ma lei prende in mano il suo lavoro e raccoglie la sua vera eredità: le relazioni. Tutte le persone che non erano riuscite a restituire qualcosa a lui per la sua generosità, lo restituiscono a lei, insegnandole il lavoro e supportandola. Valeria oggi si muove dentro il mondo in cui suo padre aveva costruito la sua fortuna, ma lo fa a modo suo, cercando e trovando lo spazio per i suoi valori. Gli stessi valori che, adesso, vuole trasmettere a sua figlia adolescente.


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Non potrei mai stare con una donna che guadagna più di me

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«Potrei fatturare di più ma mi perderei il motivo per cui fatturo: la vita»