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di Rame

Spese d’amore: chi le rimborsa dopo un tradimento?

Anna, 41 anni, affronta una separazione dolorosa. Dopo numerosi tentativi falliti di procreazione medicalmente assistita – PMA – con il marito Gianmarco, quest’ultimo scopre una relazione extraconiugale di lunga data di Anna e chiede il divorzio. La sorpresa più grande per Anna arriva quando Gianmarco le chiede la restituzione delle ingenti somme spese per i trattamenti di PMA, vissuti da lui come un investimento tradito.

Tempo di lettura: 5 minuti

Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

procreazione medicalmente assistita
Foto di Dawn Kim

«Sono furente. Il mio quasi ex marito rivuole indietro i soldi che abbiamo speso per la procreazione medicalmente assistita, è assurdo. Ci credevo altrimenti non mi sarei sottoposta a tutte quelle indagini mediche, quegli interventi, quelle speranze che si esaurivano in pochi giorni, quegli alti e bassi emotivi che mi sfinivano…sono arrabbiata e delusa: come può chiedermi questo?».

Anna ha 41 anni, è venuta in terapia per un problema sul lavoro e un martedì arriva in studio disperata e arrabbiata come mai l’avevo vista prima. Anna si sta separando, con il marito hanno provato ad avere un figlio tramite la procreazione medicalmente assistita diverse volte sia in Italia che all’estero, ma nessun tentativo è andato in porto. 

La scoperta di tradimento

Da 3 mesi lui ha scoperto che lei ha una relazione da anni e ha voluto il divorzio. 

In fase di separazione emerge la  rabbia di lui per aver creduto nel loro amore: mentre lei aveva una relazione extraconiugale, lui sognava un figlio che giocava nel lettone, pagava tutte le spese di casa e la sua famiglia li aiutava a sostenere tutte le ingenti spese per viaggi, visite e interventi. L’incredulità della sua scoperta diventa voglia di vendetta e, deluso, di aver investito così tanto in termini di tempo, energie e amore con una persona che non gli stava procedendo a fianco, chiede che gli venga restituito l’importo speso per tutte le pma.  

Anna mi racconta che Gianmarco è benestante di famiglia e che hanno sempre vissuto nella sua casa di proprietà e, in effetti, si è sempre occupato lui di tutte le spese. Nonostante Anna abbia un lavoro ben retribuito, Gianmarco ha sempre preferito che lei si godesse i suoi guadagni o che li risparmiasse per vivere sereni e senza nessun tipo di pressione finanziaria. 

L’impossibilità di diventare genitori

La scoperta del tradimento fa crollare tutto. Gianmarco si sente perso, tradito e non riconosce più la donna con cui ha superato tanti momenti di difficoltà. Anna, di contro, ha sempre considerato la relazione extraconiugale come una bolla a sé stante, che nulla aveva a che fare con il suo matrimonio che reputava felice. Lei dice di aver sempre amato Gianmarco che vedeva come l’unico possibile padre di suo figlio e compagno di vita, ma da anni non riusciva a separarsi dalla doppia vita che aveva costruito quando ha incontrato Giulio. 

«Quando cerchiamo lo sguardo dell’altro, non è dal partner che ci stiamo allontanando, ma dalla persona che siamo diventati. Non cerchiamo tanto un amante, ma un’altra versione di noi stessi». Esther Perel

Anna racconta di essersi persa nei tentativi falliti di avere un figlio, nell’ossessione per una maternità che sembrava sempre più irraggiungibile e, in quel processo, ha iniziato a sentire di non essere più sé stessa. Giulio non era semplicemente un amante: era diventato un rifugio, un modo per sentirsi leggera, uno specchio di una versione di sé che lei stessa non riusciva più a vedere.

Il doppio tradimento

D’altra parte, Gianmarco ha vissuto questa storia come un doppio tradimento: quello della fiducia coniugale e quello dell’immagine di una coppia unita e pronta a lottare insieme per superare gli ostacoli. La sua richiesta di restituzione economica non è solo una questione finanziaria, ma è un gesto simbolico, un tentativo di ristabilire un senso di giustizia in una situazione che gli appare profondamente ingiusta.

In terapia, Anna esplora il suo dolore, che va ben oltre l’ira per la richiesta di Gianmarco. Si sente colpevole, ma anche vittima di un circolo vizioso: il desiderio di essere madre le ha portato speranza e distruzione in egual misura. L’infertilità, i trattamenti invasivi, le speranze continuamente infrante l’hanno logorata, ma allo stesso tempo si è aggrappata a quei tentativi senza valutare di volta in volta come stesse, se fosse ancora quello il suo desiderio o se stesse perdendo una parte di sé. Ora, invece, si rende conto che, mentre cercava di creare una nuova vita, ha perso di vista la sua e quella del marito.

Durante il percorso cerchiamo di capire come Anna possa affrontare non solo la separazione, ma anche il peso delle sue scelte. Riesce a riconoscere che la rabbia di Gianmarco è legittima, così come lo è il suo dolore, ma fa fatica a trovare un modo per distinguere tra ciò che può riparare e ciò che deve lasciare andare. 

«Non posso restituirgli quei soldi, non perché non voglia, ma perché quei soldi rappresentano qualcosa di più grande. Rappresentavano il nostro futuro insieme, non erano solo una spesa. Non penso che li voglia sinceramente, ma non so come fare per chiedergli scusa, per riparare in un qualche modo».

La cura: affrontare le responsabilità

Anna sta imparando a convivere con la consapevolezza di aver contribuito a quella frattura a cui non c’è modo di riparare, si rende conto che, per quanto desideri riparare il danno, non può riscrivere il passato né cambiare il modo in cui Gianmarco ha vissuto il loro matrimonio e il loro sogno di famiglia. La richiesta economica di lui non è solo una questione di soldi, ma il segnale di un dolore più profondo, di un bisogno di dare un senso a ciò che è accaduto e forse anche di trovare una chiusura.

Nel percorso terapeutico, Anna inizia a spostare il focus dalla rabbia e dal senso di colpa verso una domanda più utile: come posso accettare la mia parte di responsabilità senza farmi schiacciare da essa? La risposta non è semplice, ma passa attraverso l’accettazione del fatto che non tutto può essere riparato, e che a volte, l’unico modo per chiudere un capitolo è accogliere la sofferenza che ne deriva senza cercare scorciatoie. Impara ad accogliere la rabbia di Gianmarco, sa di averlo ferito, e che per quanto vorrebbe trovare un modo per rimediare, sa che nessuna cifra potrebbe restituirgli il tempo, le speranze e la fiducia che si sono sgretolate. Forse non è la risposta che lui si aspettava, ma è l’unica sincera che lei riesce e può dargli.

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