Quanto ci condizionano i traumi del passato?
Michele è un dirigente di successo. Quando fonda la sua startup, si risveglia una fragilità legata al fallimento dell’azienda di famiglia.
Tempo di lettura: 4 minuti
di Elena Carbone
Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.
“Per qualche motivo sono bloccato. Non riesco più a lavorare, a telefonare agli amici, a scherzare con una donna”.
Michele, 40 anni, mi racconta la sua storia.
Le dimissioni convinte, poi il crollo
Michele è un dirigente, tutto è iniziato quando si è dimesso dal suo incarico per avviare un’azienda tutta sua e coronare un sogno che aveva da sempre.
Dopo un breve periodo di entusiasmo per il nuovo progetto, ha iniziato a soffrire di attacchi di panico e a non muoversi più da casa.
Michele è sposato, ha due figli adolescenti ed è sempre stato considerato la punta di diamante della sua azienda guadagnandosi la stima di tutti per la sua preparazione e professionalità.
Michele si rivolge a me preoccupato, mai avrebbe pensato di chiedere il sostegno di una psicoterapeuta, ma la situazione mi riferisce essere grave: se non ritrova la forza di un tempo, non potrà portare avanti la sua startup e la sua sicurezza economica sarà in pericolo. La famiglia di Michele è monoreddito e il peso della responsabilità famigliare è tutta sulle sue spalle. Vede tutto come il mantenimento di un enorme carrozzone: i figli alla scuola privata, le auto, le persone di servizio, i club, le vacanze… se lui non riuscirà a rimettersi in piedi, tutto ciò che ha costruito vacillerà.
“Non mi sento più forte come un tempo, mi sento quasi in difficoltà a parlare con chiunque…”
Piano piano Michele prende consapevolezza di quello che gli è successo: è palese che il trigger siano state le dimissioni, ma non riesce a capirne il motivo “Avrei potuto rimanere in quell’azienda, ho invece scelto di dimettermi per diventare imprenditore, per avere ulteriori soddisfazioni, com’è possibile che ora stia male per una cosa che ho voluto io?”
Una tragedia vissuta dalla precedente generazione
Indaghiamo il suo passato. Conosce la storia della sua famiglia, ma non l’ha mai messa in relazione con la sua sensazione di dover essere responsabile per tutti, di dover tirare lui la carretta, di non potersi permettere di fallire.
Il percorso di psicoterapia accende luci grazie alle quali Michele riesce a trovare delle risposte. Il nonno aveva una fabbrica che procedeva molto bene finché un incendio non l’ha completamente distrutta, uccidendo anche lo zio che ci lavorava: quell’unico figlio maschio destinato a prendere le redini dell’azienda di famiglia.
Quell’incendio è stato quindi una catastrofe: una perdita economica ed emotiva che ha gettato la sua famiglia nello sconforto più totale. Sembra che il nonno non si sia mai ripreso dal dolore e che la famiglia, composta ormai di sole donne, si sia barcamenata alla bell’e meglio.
Cosa dice la scienza sui traumi del passato
In ambito scientifico ormai è risaputo che i traumi si possono trasmettere da una generazione all’altra, rimanendo nella mente e nel corpo dell’erede come se fosse un trauma personale. Carestie, catastrofi, abusi, lutti si possono riflettere sulle generazioni successive modificando l’attività trascrizionale dei geni senza cambiare il codice genetico sottostante (Zannas et al., 2015). L’epigenetica sta studiando le modalità di trasmissione del trauma: ma è cosa certa che i segreti, i non detti, i traumi non elaborati dai genitori, o anche dai nonni, vivano inconsapevolmente dentro di noi.
Ecco che le dimissioni per la creazione della sua startup risvegliano una parte vulnerabile di Michele che sa di fallimento e di morte. Il disturbo di attacco di panico arriva come allarme a non procedere.
Le dimissioni da eccitanti diventano pericolose: non avere la certezza di uno stipendio è rischioso. Lui, l’unico erede maschio, dopo lo zio morto nell’incendio, ha ereditato la responsabilità di non poter fallire, di mantenere tutti e di non poter rischiare un’ulteriore perdita.
Michele ha cercato di elaborare una perdita che non apparteneva a lui: il lutto non elaborato dal nonno e dalla madre è diventato il suo destino: non fare ciò che lo soddisfa, ma essere responsabile per tutti mantenendo una parte forte e controllante al timone.
Sotto ai bisogni, spesso si celano altri livelli che orientano le nostre vite. Esiste una parte inconscia e invisibile di noi che potrebbe andare contro i nostri obiettivi e boicottarli. Spesso è proprio durante un cambiamento che sperimentiamo i conflitti più profondi perché abbiamo bisogno di proteggerci dal rischio di essere vulnerabili (Atlas, 2021)
Così vogliamo sperimentarci imprenditori, ma resistiamo e rifiutiamo questo cambiamento di vita tramite un disturbo da attacchi di panico che ci permette di rimanere inconsapevolmente fedeli alla nostra famiglia e alla nostra eredità famigliare.
Svelare i traumi intergenerazionali che ci appartengono, diventare consapevoli di come alberghino dentro di noi e affrontarli ci libera da questa eredità traumatica e ci rende capaci di rincorrere i nostri sogni e di guardare al futuro.