Perché è così difficile chiedere soldi?

Quando chiediamo soldi arriva una sensazione di vergogna quasi come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, anche se razionalmente sappiamo che non stiamo procurando dolo a nessuno e che quei soldi ci spettano di diritto. La vergogna è un’emozione sociale, ossia arriva per non farci compiere azioni che potrebbero causare la nostra esclusione da un gruppo…

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Elena Carbone
Elena Carbone

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Psicologa e psicoterapeuta esperta in traumi. Con l’account Instagram La psicologa volante fa divulgazione sul rapporto tra psiche e soldi.

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Foto di Chrstina Wocintechchat

Che sia chiedere i soldi che abbiamo anticipato noi per la partecipazione a un regalo, che sia la richiesta di un aumento di stipendio o il compenso per un’attività lavorativa, spesso ci troviamo nella condizione di essere a disagio a chiedere ciò che ci spetta.

Anatomia della vergogna

Quando chiediamo soldi arriva una sensazione di vergogna quasi come se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, anche se razionalmente sappiamo che non stiamo procurando dolo a nessuno e che quei soldi ci spettano di diritto.

La vergogna è un’emozione sociale, ossia arriva per non farci compiere azioni che potrebbero causare la nostra esclusione da un gruppo… ed essendo animali sociali abbiamo estremamente bisogno di rimanere nel branco! Dunque, la vergogna è un’emozione funzionale che ci avverte che stiamo per fare qualcosa che non è considerato adeguato per il nostro gruppo sociale.

Il significato dato socialmente al denaro è negativo: il possedere denaro o il desiderarlo viene associato alla venalità, all’avidità, a uno stile di vita orientato all’apparenza e alla superficialità. Chiedere più denaro quindi viene erroneamente sovrapposto, nella nostra mente, all’essere persone con pochi scrupoli, superficiali, che tengono meno al proprio lavoro perché “lo fanno per i soldi” ecco perché proviamo vergogna.

E qui dovrebbe scappare il sorriso: la società ci dice di trovare il lavoro dei nostri sogni e poi ci punisce se di quel lavoro dobbiamo vivere! Si, perché non siamo solo noi a farci degli scrupoli a chiedere, ma è anche il capo che storce il naso alla richiesta di un aumento, l’amico che ci guarda male quando chiediamo i soldi che gli abbiamo anticipato e i clienti che giudicano troppo esosa la fattura presentata.

Inoltre, sembra che le donne provino maggiore difficoltà degli uomini a chiedere ciò che spetta loro. I numerosi studi e statistiche nell’ambito del cosiddetto “gender pay gap” (divario salariale tra donne e uomini) sembrano provare questa percezione che ovviamente è una conseguenza della scarsa educazione finanziaria e della sensazione di impotenza sperimentata maggiormente dalle donne in questo ambito (Consob, 2021).

Quindi è evidente che ci sia una componente sociale molto forte, ma c’è anche una componente psicologica altrettanto frenante: la paura di essere giudicati male.

Il timore del giudizio è qualcosa di innato che abbiamo tutti, ma se nella nostra storia abbiamo appreso a compiacere faremo molta più fatica degli altri a reggere uno sguardo torvo o una frase di disapprovazione.

Spesso il giudizio che gli altri hanno di noi diventa più importante del denaro che ci spetta. Così mettiamo in conto che quel denaro sia quasi servito a non far cambiare opinione agli altri.

Per gestire un feedback negativo, soprattutto a una richiesta di denaro, abbiamo bisogno di essere molto sicuri di noi: qualsiasi cosa dirà l’altra persona non andrà a intaccare la nostra autostima, ma sarà considerata e inquadrata nella situazione oggettiva.

Quando invece la stima di noi stessi deriva da quello che ci rimandano gli altri è addirittura pericoloso ricevere un feedback di disapprovazione perché andrà a intaccare la già bassa autostima e a consolidare un’immagine di noi come di persone non abbastanza capaci, all’altezza o di valore.

Cosa fare quindi?

1) Come prima cosa sarebbe necessario iniziare a non giudicarsi in modo bidimensionale come bravi o incapaci, ma imparare a vedersi nella complessità delle sfumature, in cui non esistono supereroi, ma persone che hanno punti di forza e punti di miglioramento e solamente guardandoci nella nostra complessità avremo una visione sana di noi stessi.

2) Il secondo passo potrebbe essere fare delle piccole richieste, non economiche, per imparare a gestire la critica o il possibile conflitto.

3) Come ultimo step dobbiamo tapparci il naso e buttarci, non prima di aver identificato bene l’oggetto della nostra richiesta e valutato quale potrebbe essere un buon compromesso per entrambe le parti.

Lavorare quindi sulla stima di noi ci consentirà di fare richieste, anche economiche, con maggiore sicurezza e creerà un ambiente confortevole per parlare di qualcosa che non dovrebbe più essere un tabù.

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