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Come riadattare il metodo 50/30/20 in base al reddito

Il metodo 50 30 20 ha fatto il giro del mondo, ma c’è chi mette in discussione la sua validità. La regola non si adatta bene a tutte le tasche ma solo al ceto medio, dicono i detrattori. Ecco invece perché l’impianto resta valido in diverse situazioni, e come lo schema 50 30 20 può essere adattato a tutte le tasche. Perché il vero nodo, è imparare a tracciare le uscite e a impostare una routine di risparmio.

Tempo di lettura: 8 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

metodo 50 30 20
Foto di Noah Silliman

Posso davvero adottare il metodo 50/30/20 se guadagno poco, o se ho entrate irregolari? E se al contrario le mie entrate sono altissime, che senso ha? Da quando il modello disegnato dall’economista e poi senatrice Usa Elizabeth Warren è diventato famoso in tutto il globo, sono in tanti a metterne in dubbio l’efficacia e farsi domande come queste. La verità è che lo schema, come tutti gli schemi da cui partire, è importante soprattutto per un motivo: insegna a darsi una disciplina, che è il primo passo per mettere ordine in una gestione finanziaria.

«Piuttosto che una prigione può essere una via verso la libertà, per aprire porte», spiega la nostra Life&Career coach Stefania Baita, «e naturalmente molto dipende dal punto in cui ciascuno si trova. Se quello che sto facendo per gestire il mio bilancio già funziona, la regola 50 30 20 può non interessarmi. Allo stesso modo, se ho già adottato un mio sistema che non sta funzionando, ma so dove intervenire per cambiare le cose, è meglio che io vada ad agire prima lì. Il “50 30 20” è un approccio da considerare soprattutto quando devo cominciare, un punto di inizio. Poi potrò vedere come va e aggiustare il tiro strada facendo». Vediamo allora perché è utile e come riadattarlo alle situazioni meno “standardizzate”.   

Cos’è il metodo 50 30 20 e perché è utile 

Lo scopo del metodo 50 30 20 è risparmiare, indipendentemente dai propri guadagni, e per arrivare all’obiettivo, le entrate vanno suddivise in tre capitoli di spesa, dice Elizabeth Warren: Must have, Wants e Savings. Nel Must Have, il più ampio, finisce il 50% del reddito, destinato alle  necessità imprescindibili (affitto o mutuo, alimenti, trasporti, bollette, ecc); segue il Wants, il capitolo che riguarda i desideri e le spese che migliorano (o che dovrebbero migliorare) la qualità della nostra vita, per cui impiegare fino al 30% delle entrate; in ultimo c’è il Savings, i risparmi, che raccoglie almeno il 20% delle risorse.

Lo schema guarda soprattutto al ceto medio, e in generale a chi percepisce stipendi in linea con il costo della vita, e l’accusa più ricorrente è che mal si adatta alle altre situazioni. Al di là delle percentuali, resta però il fatto che il modello è preziosissimo per almeno quattro ragioni:

  • ti impegna a fare una mappatura delle tue entrate e delle tue uscite;
  • ti spinge a tracciare le spese quotidianamente;
  • il fatto di disegnare un perimetro di spesa, e di sapere che esistono certi confini da non valicare, ti impone di ragionare sulle tue scelte finanziarie, passate e presenti;
  • ti obbliga a risparmiare.

Come adeguare i propri guadagni

La lista dei benefici non è finita, perché adottare uno schema di massima ci fa capire con poco che anche le spese che consideriamo necessarie devono essere adeguate ai nostri guadagni. Se le mie entrate nette sono di 1.800 euro al mese, e ho chiesto un finanziamento per comprare un’automobile costosa pagando 500 euro al mese, mentre ne pago di affitto già 700, la regola di Warren mi dice a colpo d’occhio che una rata simile, benché destinata a una spesa necessaria, non è adatta alle mie possibilità, e dovrei rivedere questa voce di spesa, cambiando prestito o cambiando casa. A questo proposito, uno degli altri consigli della senatrice quando si decide di risparmiare, è di partire sempre dalle voci più costose, perché è da che si potranno ottenere i cambiamenti più significativi in poco tempo.

Il segreto: personalizzare il metodo 50/30/20 

Detto questo, viene da sé che la ricetta per far funzionare lo schema è riadattare le percentuali del 50 30 20 in base a circostanze e alle situazioni di ciascuno. «Proprio come le linee di demarcazione in autostrada, le tue regole finanziarie da seguire sono linee guida che ti aiutano a procedere nella giusta direzione. Potresti dover accelerare alcune cose, rallentarne altre o cambiare corsia di tanto in tanto, ma le tue regole possono aiutarti a raggiungere la tua destinazione», spiega in un suo workbook il Consumer Financial Protection Bureau (Cfpb) degli Stati Uniti, che si occupa di diffondere educazione finanziaria tra i cittadini Usa, e suggerisce tra le strategie di gestione del denaro anche la 50/30/20.

Avere un obiettivo e un quadro dentro cui muoversi aiuta, ed è proprio il fatto di potere ricucire un modello sulle proprie misure, a renderlo efficace. Questo, aggiungiamo, vale soprattutto per chi abita in luoghi dove il costo della vita è particolarmente elevato, o, al contrario, per chi ha obiettivi di risparmio più alti.

Come modificare la regola del 50 30 20 se ho un reddito basso 

Molti si chiedono come usare il metodo 50 30 20 se si guadagna molto poco. Se per esempio vivi a Milano, hai appena iniziato una stage retribuito a 900 euro al mese, ma ne spendi 600 di affitto, diventa praticamente impossibile restare nella griglia 50 30 20. D’altra parte, come sappiamo, oggi non è raro che il solo costo dell’alloggio arrivi consumare metà dello stipendio, specie per chi ha appena iniziato a lavorare e vive in una grande città. Come ha spiegato al Time Kevin L. Matthews II, fondatore della società di educazione finanziaria BuildingBread, nessuna regola è scolpita nella pietra, e in questi casi vale la pena dare una sforbiciata alla percentuale di risorse dedicata ai consumi e ai risparmi.

La ripartizione potrà essere rivista più in là, man mano che la situazione finanziaria migliorerà – si spera – nel corso degli anni. «Se hai ancora decenni davanti a te per risparmiare per la pensione, va bene concedersi un po’ di tregua sulla parte del 20% del modello. Se sei un giovane adulto adottare il 60 30 10 va benissimo», ha aggiunto  Michael Finke, professore di gestione patrimoniale all’American College of Financial Services: «Man mano che raggiungi la mezza età, potrai aumentare gradualmente quel tasso di risparmio».

Perché oggi, per i giovani 60 30 10 è meglio di 50 30 20

L’autorevole rivista americana riporta anche un altro consiglio rivolto ai giovanissimi, e cioè concedersi una finestra di cinque anni per poter raggiungere il livello di risparmio del 20%, restando nel più comodo 60 30 10 senza stress e sensi di colpa. L’idea è quella di tornare sul tema solo una volta ottenuto un aumento, un upgrade di carriera o un altro lavoro meglio retribuito. A quel punto si potrà decidere di dedicare alla voce Savings la somma o parte della somma ottenuta sotto forma di aumento, mantenendo budget e stile di vita di sempre, e magari concedendosi solo qualche piccolo lusso in più.

Se, per esempio, la situazione consente di passare da 1.000 a 1.500 euro di stipendio netto mensile, si potrà iniziare accantonando 250 euro al mese, per destinarli appunto al fondo di emergenza, all’obiettivo vacanza, al fondo per la casa o per pensione, lasciando gli altri 250 per sé, e raggiungendo quasi quel traguardo del 20%, senza sentirsi privati di qualcosa.

Se guadagni tanto, come riadattare lo schema

E se invece si guadagna molto di più rispetto a un lavoratore della classe media? Il tema di fondo – riadattare il modello – resta, ma l’ottica va rovesciata. Questo non vuol dire che chi ha grandi entrate non debba darsi una regola o non debba monitorare il suo budget, né fissare obiettivi di risparmio. Anzi. Se per ipotesi guadagni 10.000 euro al mese, avrai quasi certamente una quota di spese fisse inferiore rispetto a chi ne incassa 2.000, ma la regola di non eccedere con le spese effimere oltre un 30% rimane valida, anzi, il 30% potrebbe già essere un percentuale molto alta. La cosa da fare in questa situazione, suggeriscono gli economisti, è massimizzare la potenzialità dei risparmi, e quindi allargare la forbice della voce Savings e investire il denaro, alzando la percentuale della quota da accantonare fino al 50%, abbassando le altre.

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Chi è Elizabeth Warren, l’ideatrice della regola 50 30 20 

Elizabeth Warren ha sempre dichiarato che dietro lo schema 50 30 20 ci sono circa 20 anni di studi. Il ritratto della oggi senatrice Usa, è quello di un’economista da sempre in difesa dei consumatori, che all’inizio della sua carriera ha lavorato come avvocato specializzato in fallimenti e finanza personale, per poi diventare docente di diritto commerciale  all’Università di Harvard. Da decenni studia i condizionamenti e le pressioni che ogni giorno subiscono i consumatori, e negli Usa è considerata una delle massime esperte in materia di bancarotta e consumi della classe media.

Nel 2006 ha scritto con sua figlia Amelia Warren Tyagi, consulente finanziaria, “All your worth “, dove delinea step by step i passaggi per la gestione del budget con 50 30 20, e assieme ai suoi suggerimenti lancia un messaggio chiaro: lavorare sodo e cercare di risparmiare in ogni situazione, perché le risorse per coprire tutte le bollette, pagare il mutuo, le spese per i figli, mettere da parte qualcosa per la pensione e godersi un po’ la vita, non bastano mai.

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