La mia cura per lo stress era comprare, comprare, comprare…

La storia di Maurizio

Maurizio ha 47 anni e vive a Parma con la moglie e due figlie. Proviene da una famiglia benestante: entrambi i genitori avevano un buon stipendio, e durante la sua adolescenza non gli hanno mai fatto mancare niente, se non la visione che esistesse qualcosa all’infuori dello studio e del lavoro. Secondo la loro “religione”, andare bene a scuola era la priorità, tanto che Maurizio inizia già dalle scuole primarie a sentire lo stress del dover sempre emergere. Un peso che si porta dietro anche da adulto, quando si rende conto che il mondo lavorativo è pieno di ingiustizie e disparità. Inizia così a sfogare la rabbia nelle spese superflue, depotenziando lo stress che accumula nello shopping compulsivo. Compra oggetti di ogni tipo, tanti di ogni tipologia: 3 tavole da surf, 30 skate, decine di zaini sportivi, migliaia di libri, cd, vinili... Tutti chiusi in cantina, dentro scatole. Con il tempo, tanta psicanalisi e l’aiuto di sua moglie, Maurizio ha iniziato a liberarsi delle cose superflue, vendendole sulle piattaforme dell’usato: «Non ho mai sopportato l’essere vincolato a qualcosa e ho capito che avevo finito per sentirmi ostaggio degli oggetti. Le prime volte in cui li ho lasciati andare ho fatto fatica: li mettevo in vendita, poi li toglievo, li rimettevo e così via. Dopo però è stato più forte il piacere di vendere che quello di tenere».


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Con il divorzio, ho smesso di pagare il costo nascosto di essere una donna

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