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investire in armi
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La nuova veste Episodio 4

Perché investire in armi è una cattiva scelta. Anche per l’economia

35 minuti

Se ascoltiamo il dibattito pubblico, sembra che l’industria bellica sia un motore fondamentale dell’economia. Eppure, se guardiamo i numeri, il quadro cambia: in Italia il comparto della difesa pesa solo per lo 0,5% del Pil, molto meno di settori come l’automotive. E non è neppure un settore stabile: dipende da conflitti, decisioni politiche, costi energetici e materie prime, con andamenti in borsa che si impennano quando scoppia una guerra e crollano appena si parla di pace. In questa puntata de La nuova veste proviamo a mettere in discussione l’idea che “investire in armi faccia bene all’economia” e a capire come, invece, finisca soprattutto per alimentare una bolla finanziaria legata ai conflitti.

Con la giornalista Futura d’Aprile entriamo nel cuore dell’industria bellica italiana: scopriamo dove vanno le nostre armi, quali sono le zone grigie della legge 185/90, che ruolo hanno banche e fondi pensione nel rendere possibile l’export e perché, senza adeguata trasparenza, rischiamo di finanziare guerre persino attraverso i nostri risparmi “di lungo periodo”. Guardiamo anche al nuovo fronte delle armi autonome e dei cosiddetti killer robots, dove l’intelligenza artificiale riduce sempre più il controllo umano sui conflitti.

Nella seconda parte della puntata, con Aldo Bonati, Stewardship and ESG Networks Manager di Etica Sgr, proviamo a rispondere alle domande pratiche: i criteri ESG bastano a escludere davvero le aziende degli armamenti? Come si legge un prospetto per capire se un fondo è “non armato”? E quali strumenti abbiamo, come investitrici e investitori, per scegliere consapevolmente dove non vogliamo che arrivi il nostro denaro?

Questo podcast è realizzato in collaborazione con Etica Sgr, società di gestione del Gruppo Banca Etica, specializzata in investimenti etici e responsabili.

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