Quella vergogna di chiedere soldi in prestito
Ciccio Rigoli cresce in Calabria in una casa dove non manca nulla, ma non c’è nulla più del necessario. È lì che impara a vivere con molto poco, coltivando sogni a buon mercato e senza mai avere la ricchezza per obiettivo. Verso i 35 anni, lascia il suo lavoro a tempo indeterminato e investe tutto ciò che ha (Tfr incluso) in una visione: uno spazio di coworking chiamato Slam, dedicato all’editoria e allo spettacolo, due dei settori più storicamente in crisi. Per tre anni fa l’imprenditore che crede nel suo sogno e mette da parte se stesso, niente stipendio, niente incassi… Ma proprio quando le cose iniziano a funzionare, la pandemia mette in crisi il modello del coworking e l’intero business dello spettacolo. Ciccio si ritrova con un sogno in mano e un anno di affitti non pagati. A quel punto fa una cosa che non avrebbe mai immaginato: racconta tutto su Facebook e in tanti decidono di aiutarlo prestandogli dei soldi. «Ho capito che a volte bisogna andare oltre questo tabù del parlare di soldi e avere il coraggio di dire “ho bisogno”».