Cos’è la stagflazione e come difendersi
Chi ha vissuto gli anni Settanta ricorda bene l’impatto che una crisi energetica può avere sulla vita quotidiana e sull’economia di un intero Paese. Oggi, a distanza di cinquant’anni, lo spettro della stagflazione — quella combinazione insidiosa di inflazione e stagnazione economica — torna ad affacciarsi sullo scenario globale, alimentato da tensioni internazionali, rincari delle materie prime e incertezze economiche. Per comprendere come siamo arrivati fin qui, occorre volgere lo sguardo al passato e riconoscere i segnali del presente.
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di La redazione

Chi in quel periodo viveva la propria adolescenza o la propria giovinezza se ne ricorderà piuttosto bene: i giorni festivi con il divieto di circolazione per tutti i mezzi motorizzati privati, le saracinesche dei negozi chiuse rigorosamente alle 19, strade, piazze e persino insegne interamente al buio. Era l’Italia del biennio 1973-1974: quella che, per via della guerra del Kippur che vedeva contrapposti Israele da un lato ed Egitto e Siria dall’altro, dovette fare di necessità virtù per fronteggiare il notevole innalzamento dei prezzi del petrolio e la conseguente crisi energetica. Fu proprio in quegli anni che iniziò a farsi largo una specifica parola: stagflazione.
Nata dall’incontro linguistico tra “inflazione” e “stagnazione”, tale condizione si presenta quando entrambi i fattori entrano in gioco, sovrapponendosi. Uno scenario tutt’altro che lusinghiero, insomma, nel quale i prezzi aumentano – per il rincaro delle materie energetiche – e la crescita dell’economia reale è minima. Quello che sembrava uno spettro del passato, dileguatosi poi con la fine della tensione militare e la normalizzazione del prezzo al barile, è tornato di moda in queste settimane. E oggi il rischio di incorrere in una nuova fase di stagflazione è concreto. Ma come si è arrivati a questo punto?
Colpa della guerra…
A fare da filo conduttore con il passato è certamente l’instabilità geopolitica del Medio Oriente, che è giunta a sommarsi al conflitto russo-ucraino. L’approvvigionamento energetico e quello alimentare sono più difficoltosi e la diretta conseguenza è l’innalzamento del costo della vita. Secondo quanto recentemente rilevato dall’Istat, rispetto allo scorso anno gli italiani hanno visto mediamente aumentare il prezzo degli alimentari del 2,6%, dell’1,5% quello dei servizi sanitari, dello 0,6% quello di vestiti e calzature. Ciò che non aumenta, invece, continuano ad essere gli stipendi: bassi rispetto alla media europea (2.729 euro contro 3.155 euro secondo Eurostat) e inadeguati al tasso di inflazione.
Un circolo vizioso che porta con sé altri effetti indesiderati: riduzione dei consumi, diminuzione della quantità di denaro in circolazione (dovuta anche ai tassi di interesse innalzati dalla Banche Centrali e che solo da qualche mese hanno ricominciato la loro discesa), rallentamento della crescita del PIL. L’effetto domino, tuttavia, non è certo solo italiano: la Francia e la Germania, a febbraio, hanno visto addirittura il loro PIL andare in negativo (come segnalato dal Sole24Ore a commento di dati Istat), mentre negli Stati Uniti è già scattato l’allarme stagflazione con l’appello lanciato dall’economista di Apollo Global Management Torsten Slok, la cui ricerca è stata citata sulle colonne di Fortune.
…E della politica
Proprio dagli Stati Uniti, del resto, ha avuto origine l’altro grande fattore scatenante dell’attuale congiuntura economica: l’annuncio dei dazi da parte del Presidente Trump. Per usare l’espressione di Slok, i conflitti commerciali si prestano a generare uno «shock da stagflazione». I rapporti tesi tra Usa e Cina, ad esempio, si ripercuotono sulla logistica e sui tempi dei trasporti e degli approdi nei porti americani, che si prevedono molto più dilatati. Il risultato? Da qui all’inizio dell’estate, le scorte nei negozi saranno limitate, i ritmi di vendita rallentati e i posti di lavoro in questi settori altamente a rischio. Dalla stagflazione, insomma, si potrebbe persino giungere ad una vera recessione. Da cui uscire è ben più complicato che entrarvi.
Come difendersi dalla stagflazione?
In attesa di paci e accordi economici in questo momento tutt’altro che prossimi, la regola aurea, per chi investe, è sempre diversificare e assecondare i cicli del mercato, in una prospettiva di medio-lungo periodo. Puntare sulle obbligazioni, meno sensibili al variare dei tassi di interesse, può rivelarsi una soluzione adeguata, così come quella di investire in beni rifugio come oro ed argento, che tendono ad aumentare di valore quando l’inflazione cresce. Ma anche i non risparmiatori sono messi di fronte a delle scelte che possano mitigare gli effetti stagflattivi.
Dare priorità alle spese necessarie può rivelarsi decisivo. E, per ogni evenienza, accumulare progressivamente una riserva d’emergenza può renderci più resilienti ad imprevisti o evoluzioni repentine. E di questi tempi, tra annunci roboanti, focolai di guerra che tornano ad ardere – non ultimo quello tra India e Pakistan – e nuove tentazioni di austerità, le sorprese alle quali dedicare prudenza di certo non mancano.
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