Passaggio al mercato libero dell’energia: cosa devi sapere

Prezzi incerti, associazioni di consumatori sul piede di guerra, utenti più confusi che mai. Questa la situazione a un mese mezzo dalla fine del mercato tutelato del gas. E il bello deve ancora venire, visto che dal 1° luglio prossimo la “transizione” sarà completata con il passaggio al mercato libero dell’energia elettrica, che seguirà però strade diverse. In totale, lo switch sta interessando il 35,2% delle utenze domestiche di luce e gas, più di 3 famiglie ogni dieci, tutti utenti che fino a ieri hanno goduto di tariffe “amministrate” stabilite dall’Authority dell’Energia. Molti di questi (ma non tutti) da gennaio hanno dovuto scegliere un gestore tra quelli sul mercato, augurandosi di strappare la tariffa migliore. Altri non si sono ancora mossi, anche perché districarsi tra passaggi, "tariffe placet” e venditori scatenati non è semplice, e si rischia di fare confusione. Ecco allora a che punto siamo, ed ecco i consigli di un esperto sulle mosse giuste per non pagare di più.

A cura di Giorgia Nardelli


Prezzi più alti per tutti, ma stavolta c’entra l’Iva

Cominciamo da un dato: sul fronte gas il 2024 si è aperto all’insegna dei rincari, ma su questo non c'entrano né la liberalizzazione, né le oscillazioni del prezzo della materia prima. Da gennaio, infatti, il governo non ha rinnovato il taglio dell’Iva sulla bolletta del gas, che è tornata dal 5% al 10% (22% per i consumi sopra i 480 metri cubi all’anno). Federconsumatori ha fatto notare che il consumo medio annuo di una famiglia è pari a 1.400 metri cubi e che anche l’abbassamento del prezzo del gas del 6,7% registrato a gennaio non potrà compensare questo incremento. L’aggravio medio sarà di circa 102 euro annui a famiglia. 

Cosa ti è successo se eri nel tutelato e non hai scelto 

Chi entro la fine del 2023 non ha sottoscritto un contratto nel mercato libero del gas è rimasto con l'attuale fornitore, ma gli è stata applicata una tariffa definita “Placet”, che ha condizioni economiche stabiliti dall’Autorità per l’energia. Le associazioni di consumatori hanno sempre sostenuto che i contratti Placet non fossero particolarmente convenienti, e consigliato di cercare un fornitore nel libero mercato. «In linea di massima è ancora così» conferma Fabrizio Ghidini, responsabile settore energia per Federconsumatori. «Ad oggi non esiste un Placet che costi meno rispetto al servizio di maggior tutela, ma le Placet non sono tutte uguali e le condizioni sono state fissate dalle singole aziende. Alcune costano di più, ma hanno fissato comunque un buon prezzo per l’utente finale, anche in confronto alle tariffe del libero mercato».

Vale ancora la pena cambiare, se si è nel Placet?

«A questi consumatori consiglio di aspettare la prima bolletta, che arriverà a breve. Al netto dei rincari già previsti per via dell’aumento dell’Iva, vale la pena confrontare il totale con quello di un periodo in cui si sono avuti consumi simili, al netto dell’aumento dell’Iva, che vale per tutti. Se il valore è molto più alto, allora meglio muoversi».

Cosa succede tra 12 mesi

Anche chi è nel Placet e si trova bene deve sapere che la sua offerta si rinnoverà tra 12 mesi, cioè a gennaio 2025. «Bisognerà fare attenzione alle comunicazioni che arriveranno il prossimo autunno, nel periodo di ottobre/novembre, quando le aziende invieranno ai clienti Placet le proposte di modifica del contratto. Allora potrebbero arrivare aumenti più salati. Nel 2023 le compagnie avevano tutti gli occhi puntati addosso, sono state molto attente nel modulare le offerte, ma tra un anno la situazione potrebbe essere cambiata» suggerisce l’esperto.

Chi rimane nel mercato tutelato: i clienti vulnerabili

C’è un’eccezione che riguarda i cosiddetti clienti vulnerabili. Chi sono? Gli utenti del mercato tutelato che si trovano in condizioni di svantaggio per diverse ragioni. Sono per esempio coloro che ricevono già il bonus luce e gas perché economicamente bisognosi, le persone disabili, gli over 75, o, nel caso dell’utenza di energia elettrica, chi utilizza a casa macchinari elettrici salvavita come respiratori artificiali. Queste persone dovrebbero continuare a ricevere il servizio di tutela e non saranno costretti a cambiare. L’inserimento nelle liste dei vulnerabili dovrebbe essere automatico, ma se non se ne è avuto cenno nelle comunicazioni ricevute nei mesi scorsi questi utenti devono inviare una richiesta al proprio venditore compilando e inviando un modulo (qui i link al modulo per il mercato dell’elettricità e del gas. Il consiglio è di farlo, perché alla domanda: “Cosa conviene tra maggior tutela e mercato libero?”, la risposta è che il servizio di tutela negli ultimi tempi resta la risposta più vantaggiosa, almeno secondo le associazioni dei consumatori.

I vulnerabili possono ancora passare al mercato tutelato

«Osservando nel tempo l’andamento dei prezzi e confrontando il costo del servizo del gas e di quello elettrico nei servizi di tutela con quelli libero mercato, sia fissi sia variabili, possiamo dire che oggi chi può farebbe meglio a restare nel servizio di maggior tutela tutela che ora si chiama Servizio di tutela della vulnerabilità» dice il rappresentante di Federconsumatori. Il suggerimento vale anche per i vulnerabili che erano già passati al mercato libero, che possono tornare nella “zona protetta”. «Questa facoltà viene garantita a tutti coloro che sono stati inquadrati come vulnerabili. E noi non abbiamo dubbi su cosa suggerire. Se confrontiamo un contratto di gas o di elettricità nel servizo di tutela e un contratto a libero mercato a prezzo variabile non c’è una grandissima differenza, ma i costi fissi sono più bassi».

Come rientrare nel mercato tutelato

La procedura è relativamente semplice. Bisogna rivolgersi al proprio fornitore attuale e fare domanda per entrare nel Servizio di Tutela della Vulnerabilità (per eventuali dubbi si può contattare l'Arera al numero 800 166 654, allo Sportello per i consumatore). L’azienda è tenuta a effettuare il passaggio.

Come trovare l’offerta migliore

Chiusa la parentesi dei clienti vulnerabili, torniamo agli altri. Accettare l’offerta della società è una strada, ma nessuno vieta di guardarsi intorno e cercare una proposta più allettante, a patto di sapere come fare. «Per confrontare le diverse offerte sono tre le voci da guardare in bolletta: il costo della materia prima, il costo fisso annuo che stabilisce il gestore, e poi, in alcuni contratti, quello che viene definito spread, un ulteriore costo al kWh o al metro cubo consumato. Tutte le altre voci sono uguali per tutti» spiega l’esperto. Un altro modo, forse più semplice è fare un confronto sul Portale offerte dell’Arera, calcolando prima la propria spesa e i propri consumi annui. I primi si calcolano facilmente, i secondi sono indicati in bolletta. Inserendo alcune di queste informazioni sul portale, viene restituito l’elenco delle proposte più vantaggiose, con le diverse voci di costo e una simulazione della spesa annua, un valore che può essere facilmente usato per i confronti. 

Il consiglio: guardare oltre i big del settore

«Va detto che i primi risultati dell’Autorità riguardano sempre aziende piccole o sconosciute» dice Ghidini. «Il consumatore di solito è diffidente, ma questo porta i più ad affidarsi sempre alle solite grandi multiutility, che generalmente hanno tariffe più alte. Vale allora la pena informarsi anche sulle aziende meno conosciute, guardare su web o chiedere anche alle associazioni di consumatori».

Prezzo fisso o variabile: quale conviene

Un altro consiglio per chi entra nel mercato libero adesso, è di scartare in questa fase sulle tariffe a prezzo bloccato, quelle cioè il cui costo della materia prima resta fermo per un periodo di tempo, un po’ come nei mutui a tasso fisso, volendo fare un paragone azzardato, anziché seguire l’andamento del mercato. «In questo momento le offerte a prezzo fisso hanno un costo molto più alto. È vero che molti preferirebbero la certezza di una bolletta sempre simile, ma abbiamo visto contratti dove il costo della materia prima, rispetto a quelle indicizzate, costa anche più del doppio, fino al 60-70% in più. È vero che i prezzi dell’energia stanno aumentando, ma nulla fa presagire aumenti tali da rendere conveniente una tariffa fissa così elevata. Meglio preferire un contratto a prezzo libero, per poi riproporsi di ripetere eventualmente le ricerche un domani».

 


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