Da status symbol a peso: perché i giovani non vogliono più l’auto 

Fino a qualche anno fa la scena si ripeteva simile in ogni famiglia italiana: il diciottesimo compleanno, la patente conquistata più o meno a fatica, e poi la grande domanda: “Che macchina mi compro?”. La Generazione Z sta abbandonando l’automobile di proprietà, con un crollo del 33% in dieci anni. Un cambiamento epocale che sta già trasformando città, mercato immobiliare e modelli di lavoro.

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Foto di Atlas Green

Per i Boomer era stata la Cinquecento, per la Generazione X la Panda o la Y10, per i Millennials la Punto o la Yaris. Ma oggi? Oggi Marco, 19 anni di Torino, non ha nemmeno la patente. Elisa, 22 anni di Milano, si muove in sharing. E Andrea, 25 anni di Roma, ha scoperto che tra assicurazione, bollo e manutenzione, un’auto tutta sua proprio non se la può permettere. Non sono casi isolati. Quella che stiamo vivendo è una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il rapporto tra i giovani e le quattro ruote. L’auto privata, che per decenni è stata il simbolo dell’indipendenza e il primo grande acquisto dopo il posto fisso, per la Generazione Z è diventata spesso un lusso superfluo, se non un peso. I numeri dell’ACI (Automobile club d’Italia) sono impressionanti: in soli dieci anni le auto intestate agli under 25 sono crollate di un terzo, scendendo sotto quota 600mila, mentre il parco auto generale cresceva dell’8%.

Un cambiamento epocale che non riguarda solo l’Italia. In tutta Europa e negli Stati Uniti i giovani stanno ripensando il loro modo di spostarsi. E non si tratta solo di scelte ideologiche o di maggiore sensibilità ambientale: c’è un mix di fattori che sta spingendo le nuove generazioni verso forme di mobilità alternative, dal car sharing ai mezzi pubblici, passando per la micromobilità elettrica.

Le principali motivazioni

Il primo grande ostacolo è economico. L’Osservatorio Segugio.it ha calcolato che un neopatentato oggi deve sborsare in media 1.083 euro all’anno solo per l’RC Auto, con un aumento considerevole del 43% negli ultimi due anni. Un salasso che colpisce particolarmente i giovani, già provati da stipendi bassi e lavori precari. I premi assicurativi, come evidenzia l’analisi, diminuiscono significativamente con l’aumentare dell’età e dell’esperienza alla guida, con un forte divario tra gli under 25 e i conducenti tra i 25 e 34 anni. La situazione è ulteriormente aggravata dall’inflazione: secondo l’IVASS, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni, il costo medio della polizza ha raggiunto i 416 euro a luglio 2024, con incrementi fino all’11% in alcune città come Roma. Come riporta Ansa, il Codacons stima che questi rincari abbiano determinato “una stangata complessiva da oltre 2 miliardi di euro” nell’ultimo biennio a danno degli automobilisti italiani.

Un altro fattore chiave è il cambio di mentalità. Una ricerca McKinsey rivela che il 55% dei giovani europei è disposto a condividere la propria auto, un concetto che sarebbe stato impensabile per le generazioni precedenti. Non solo: quando decidono di comprare, i giovani hanno le idee chiare. “Il prossimo veicolo sarà elettrico per un cliente Gen Z su due”, sottolinea il report, evidenziando una forte propensione verso modelli compatti e sostenibili. Nelle grandi città del Nord, dove i trasporti pubblici funzionano bene e le alternative abbondano, il distacco dall’auto è ancora più evidente. A Milano solo il 35% dei giovani prende la patente a 18 anni, a Torino il 39%. Un crollo verticale rispetto al 72% registrato tra gli over 50. La Gen Z ha scoperto che tra metropolitana, bus, sharing mobility e micromobilità elettrica si può vivere benissimo anche senza auto di proprietà.

Anche il modo di acquistare l’automobile sta cambiando radicalmente. La Gen Z sta abbandonando i concessionari tradizionali: solo il 17% li considera l’unica opzione, contro oltre il 40% delle generazioni precedenti. Il 55% prevede invece di comprare la prossima auto online. Un cambiamento che sta costringendo i venditori tradizionali a ripensare il proprio modello di business. “I giovani consumatori sono molto più propensi a scegliere il proprio veicolo sulla base del budget disponibile”, riporta McKinsey, sottolineando come oltre la metà degli acquirenti della Gen Z inizi la ricerca dell’auto partendo dal budget e non dal modello desiderato. Un approccio pragmatico che si riflette anche nella preferenza per soluzioni di finanziamento flessibili e nella richiesta di preventivi online prima di qualsiasi interazione fisica con il venditore.

Un cambiamento sociale e urbano

I costi proibitivi della mobilità urbana privata si muovono in parallelo ad un cambiamento di molte realtà urbane: le città, infatti, stanno accelerando questo processo con politiche sempre più restrittive per i veicoli privati. Il rapporto McKinsey prevede una riduzione del 15% nelle vendite di auto private nel prossimo decennio, con un impatto ancora più marcato nei centri urbani europei e americani. E questo perché diverse amministrazioni cittadine stanno riducendo i parcheggi, limitando gli accessi e creando sempre più zone car-free. Il fenomeno sta già influenzando il mercato immobiliare e la pianificazione urbana. Nelle grandi città i costruttori iniziano a progettare palazzi con meno posti auto e più spazi per bici e monopattini. I quartieri “15 minuti” – concetto reso popolare dal sindaco di Parigi Anne Hidalgo – dove tutti i servizi essenziali sono raggiungibili in un quarto d’ora senza auto, stanno diventando un modello di sviluppo urbano sempre più diffuso. 

Ma la vera rivoluzione potrebbe arrivare dal mercato del lavoro. Con l’aumento dello smart working e la diffusione di uffici satellite nei quartieri periferici, il pendolarismo tradizionale – che ha guidato le vendite di auto per decenni – sta cambiando radicalmente. Secondo la Brookings Institution, questo potrebbe avere un impatto ancora più profondo sulle vendite di auto nei prossimi anni rispetto alle preferenze generazionali.

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