Come prepararsi alla stagione delle tasse

Le tasse, che dolore. Sarà per quella sensazione amara che proviamo quando da lavoratori dipendenti confrontiamo lordo e netto in busta paga, o quando, da autonomi, ci tocca il versamento periodico via F24, certo è che essere in ordine con scadenze e importi viene percepito come un compito assai faticoso. Per evitare ritardi e sanzioni dobbiamo non solo adeguare i nostri flussi di cassa alle tempistiche imposte dal Fisco, ma “resettare” il nostro atteggiamento mentale. La money mentor Paola Nosari ci ha dato qualche consiglio per restare sempre “sul pezzo”.

A cura di Giorgia Nardelli


Il mindset conta: impara l’atteggiamento giusto

Solo nel mese di giugno 2023, calcola la Cgia di Mestre, gli italiani hanno pagato 63,9 miliardi di tasse, tra Imu, Iva, Irpef, Ires e Irap, addizionali e tutto il resto. Tantissimo. E alla mole enorme di tributi si aggiunge, ha rimarcato l’associazione degli artigiani, la complessità e la farraginosità di un sistema che crea "grandi difficoltà interpretative persino agli addetti ai lavori”. Non stupisce, allora, che gli italiani abbiano una certa difficoltà con l’argomento. «Un po’ per cultura, un po’ perché il nostro Welfare non è certamente paragonabile a quello di Paesi che hanno lo stesso nostro livello di tassazione, siamo un popolo che non va particolarmente d’accordo con il sistema tributario», riflette Paola Nosari. «Nonostante questo, l’atteggiamento che abbiamo nei confronti delle scadenze fiscali può influire non poco sulla nostra efficienza nel rispettarle. E secondo me è bene lavorarci su. Saper gestire con efficacia anche questo aspetto della vita, oltre a tutto il resto è assai motivante. Il fatto di essere in grado di pagare l’F24 con anticipo fa provare una sensazione di empowerment finanziario che non è da sottovalutare. Le scadenze fiscali vanno viste come una delle tante incombenze che segnano la nostra vita lavorativa, ma che, se fatte bene, ci daranno grandi vantaggi in termini di serenità. Non è poco».

Cosa succede se non paghi le tasse

C’è poi un altro aspetto su cui lavorare. E cioè l’ipotesi che si verifichi la situazione opposta, che non riusciamo, cioè, a pagare le tasse. «Può capitare di trovarsi senza liquidità in procinto di una scadenza, anche se abbiamo fatto tutte le cose per bene, semplicemente perché qualcosa è andato storto, le entrate sono diminuite improvvisamente, o in quel periodo non abbiamo potuto mettere via la somma necessaria a causa dell’inflazione o di una spesa imprevista», spiega l’esperta. Non bisogna sentirsi in colpa né commettere l’errore di fare finta di niente, e cioè saltare il pagamento, magari sperando che il sollecito dell'Agenzia delle entrate non arrivi o che il Fisco non si accorga di nulla. «Una strada si trova sempre, e non bisogna avere paura a chiedere un aiuto al proprio commercialista, senza farsi paralizzare dalla paura. È fondamentale vincere l’imbarazzo in questi casi. Un mancato pagamento si può risolvere con una rateizzazione, un  ravvedimento operoso, un piano di rientro. L’importante è uscire dalla paralisi».

Tasse e lavoratori autonomi: occhio ai conti

Lo abbiamo scritto anche noi di Rame diverse volte (in particolare in questa guida sul cashflow): se siamo lavoratori autonomi, il denaro da destinare alle imposte dovremmo accantonarlo al momento dell’incasso. Prima di passare a spiegare come, iniziamo dal “quanto”. «Anche senza fare un calcolo dettagliato, io suggerisco ai miei clienti di tenere da parte il 50%», dice subito la nostra money mentor. Il consiglio che vale anche per coloro che sono nel regime forfettario, e che pagano un’imposta “secca” del 15%. «Quando si calcola il denaro destinato alle imposte, è errato affidarsi solo all’aliquota di riferimento, si corre il rischio di sbagliare», spiega Nosari.

Le situazioni rischiose sono essenzialmente due:

1. Potresti trovarti in difficoltà con gli anticipi delle tasse. Ogni anno le partite Iva pagano in anticipo le imposte per l’anno in corso, e l’importo viene calcolato sulla base del fatturato dell’anno precedente. Se un anno, per qualunque ragione, fatturi la metà rispetto al passato, potresti non avere in cassa la liquidità necessaria. Certo puoi chiedere al commercialista di farti il ricalcolo delle imposte da pagare, ma potresti non trovarti comunque con i conti.

2. Se sei un forfettario e il tuo fatturato è vicino al limite di reddito per la tassazione agevolata, un’entrata extra potrebbe farti ripiombare da un momento all’altro nel regime ordinario, e costringerti a pagare di più.

«Se decidi di accantonare la metà degli incassi, hai un cuscino di emergenza naturale, e nel caso in cui non ti serva, ti ritrovi alla fine dell’anno fiscale con una somma in più da destinare ad altro».

Il calcolo dell’anticipo

E se non abbiamo la possibilità di mettere da parte la metà dei nostri guadagni? L’alternativa è lavorare sugli anticipi. I lavoratori con partita Iva hanno due scadenze annuali: quella del 30 giugno, in cui pagano il saldo delle imposte dell’anno precedente e il primo acconto per le imposte dell’anno in corso,  l’appuntamento del 30 novembre (quest'anno posticipato al 16 gennaio), che riguarda il versamento del secondo acconto per l’anno. Una volta versato il primo acconto di giugno, il commercialista o il software gestionale possono calcolare con esattezza l’importo da pagare a novembre. Possiamo dunque conoscerlo con 5 mesi di anticipo, un intervallo largo quanto basta per organizzarci.

Dove metto i soldi per le tasse (e perché è importante saperlo)

I soldi da destinare alle imposte andrebbero riposti fisicamente in un posto a parte. «Su un altro conto, su una prepagata con Iban, in un salvadanaio virtuale (qui la nostra guida),  l’importante è che non siano nel conto corrente “generale”», dice Nosari. «La ragione non è solo contabile, ma psicologica. Se quel denaro lo vedi nel tuo saldo, inconsciamente pensi che sia nella tua disponibilità, invece non è così, prelevare i soldi per pagare le tasse diventerà più faticoso. Meglio una gestione separata».

Pagare le tasse per tempo, usa l’homebanking

Non basta avere i conti in ordine per rispettare le scadenze, bisogna fare in modo di non dimenticarle. Si possono usare diversi strumenti per avere la situazione sotto controllo: per esempio gli scadenzari dei pagamenti inseriti nei software di fatturazione elettronica, i promemoria sui calendari. «Per quanto mi riguarda suggerisco di compilare gli F24 dei pagamenti, nel momento in cui vengono emessi o inviati dal commercialista. L’home banking permette di predisporre e programmare i pagamenti F24 con un certo anticipo, le tempistiche variano da istituto a istituto, e bisogna verificare se la scadenza sia compatibile con i margini dati dalla banca, ma laddove è possibile,  il pagamento nella routine lo rende meno impegnativo anche dal punto di vista emotivo».

Il file per controllare i flussi di cassa

«Per chi non ha entrate regolari può essere molto utile avere una contabilità dei flussi di cassa, dove monitorare l’andamento di incassi e scadenze. Si può usare un file excel che consideri il cashflow effettivo e quello previsionale, è molto immediato e utile», consiglia l’esperta. «È sufficente creare un documento dove a ogni colonna corrisponde una data, e dove, compilato il saldo di partenza, poi si inseriscono quattro righe: le entrate previste, le entrate effettive, le uscite previste e le uscite effettive. Avremo così nell’ultima riga per ogni giorno, la disponibilità prevista e la disponibilità effettiva».

 


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