Caro Rame, come mai le aziende hanno tanto timore a parlare di soldi e compensi?

Come mai le aziende hanno tanto timore a parlare di soldi e compensi? La risposta di Stefania Baita a Beatrice, una lettrice di Rame.

Tempo di lettura: 4 minuti

Stefania Baita
Stefania Baita

di

Life & career coach, esperta di gestione del tempo ed equilibrio vita-lavoro. Su Rame risponde alle vostre domande sui comportamenti legati alla gestione dei soldi.

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Foto di Tim Gouw

La domanda

Ho 36 anni, sono una partita IVA dal 2017 con alterne gioie e dolori. Ultimamente, in due contesti molto diversi, mi sono trovata a fare due colloqui per due posizioni da dipendente. Forse l’ho fatto spinta dall’F24 che mi era appena arrivato, forse per capire cosa c’è dall’altra parte, che non frequento più da anni.

Quando ho chiesto di che stipendio si sarebbe trattato, ho ricevuto in cambio risposte fumose. Da una parte mi hanno detto “tranquilla, non si tratterà di 900 euro al mese”, dall’altra indicazioni ancora più vaghe.

Ora, io sceglierei di tornare al posto fisso principalmente per due ragioni: il settore dell’azienda, che mi deve piacere proprio tanto (amo il mio lavoro e avrei bisogno di una motivazione fortissima per abbandonarlo) e le condizioni economiche, che devono essere per forza migliori di quello che porto a casa oggi. Se non vengono esplicitate, come faccio a capire se mi conviene?

Come mai le aziende hanno tanto timore a parlare di soldi e compensi?

Ciao e grazie ancora per quello che fate! Forse è merito di Rame se, in due occasioni diverse nel giro di poche settimane, ho avuto il coraggio di parlare di soldi.

Beatrice

Ciao Beatrice!

Quella che sollevi è una questione importante e la risposta alla tua domanda – Come mai le aziende hanno tanto timore a parlare di soldi e compensi? – potrebbe prendere strade diverse, perché le ragioni sono molte (dipende dalla cultura tipicamente italiana, dalle dimensioni dell’azienda, dal tipo di lavoro che viene offerto…).

Quello che mi piace fare quando le questioni sono complesse è cercare di semplificarle, focalizzandomi su quello che è nella nostra sfera di azione. E questo è l’approccio che seguirò nel risponderti.

Il colloquio di lavoro rappresenta l’incontro di 2 parti che vogliono conoscersi meglio perché stanno valutando la possibilità di dar vita a una collaborazione, uno scambio (prestazione di lavoro in cambio di remunerazione).

Qui non approfondiremo la parte legata al “conoscersi”, ma si tratta sostanzialmente di capire se le conoscenze e le esperienze del candidato sono in linea con le aspettative e le necessità del datore di lavoro. Se il risultato di questa prima fase è positivo, cioè se il candidato è “papabile”, si passa alla discussione della remunerazione, che – ricordiamocelo – comprende anche benefits, giorni di vacanza… E questo è il momento in cui molti datori di lavoro tergiversano, o chiedono al candidato quanto vorrebbe guadagnare, senza necessariamente dare indicazioni o risposte precise.

Come in ogni relazione, anche in questo caso noi possiamo controllare solo le nostre azioni e reazioni, non quelle della controparte, e su questo dobbiamo focalizzare la nostra attenzione e il nostro lavoro.

Voglio essere io a parlare per primo del tema del compenso o preferisco aspettare che sia l’altra parte a farlo? Voglio fare una domanda esplicita oppure stare sul vago? Se mi chiedono il mio salario attuale e/o quello che vorrei guadagnare, voglio rispondere oppure no? Io so quanto potrei aspettarmi di guadagnare per una posizione come questa in un’azienda come questa?

Come vedi, anche dal nostro lato della negoziazione c’è del lavoro da fare, soprattutto se dopo esserti fatta queste domande aggiungi un perché.

Perché voglio che siano gli altri a cominciare a parlare di compenso?

Perché non voglio comunicare il mio salario ideale?

Cara Beatrice, posso assicurarti che in molti casi le risposte a queste domande non ci piacciono: noi vorremmo poterci sentire sicuri di fare il primo passo, di dire una cifra ad alta voce senza preoccuparci del “che cosa penseranno di me”, ma spesso non è così.

E allora cominciamo da qui, dalle risposte che non ci piacciono, per conoscerci meglio e lavorare sulle aree che vogliamo migliorare.

Ecco un suggerimento pratico per chi sta per affrontare un colloquio di lavoro e vorrebbe avere un punto di partenza per valutare l’aspetto della remunerazione: prenditi del tempo per navigare nei vari motori di ricerca lavoro per cercare posizioni simili a quella che desideri e guarda se nell’annuncio si parla anche di compenso. Cerca tra i tuoi contatti LinkedIn persone che lavorano in quel settore o nel dipartimento Risorse Umane, e contattali per chiedere un aiuto nel navigare questo aspetto. Infine, rivolgiti ad agenzie interinali o head-hunters per presentarti e farti un’idea di quello che il mercato offre, in termini di opportunità di lavoro e remunerazione.

Buon lavoro!

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