Come arrivare preparati alla morte di un genitore
È una cosa che non riesci a mettere in conto finché non succede. Proprio per questo, quando arriva il momento, non c’è solo da gestire il contraccolpo emotivo, ma anche una montagna di complicazioni che non fanno che aumentare il senso di angoscia e solitudine. Con questa guida ti aiutiamo a capire cosa aspettarti e quale conversazione intavolare prima che accada.
Tempo di lettura: 9 minuti
di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.
- Le password, prima di tutto
- Il faldone dei documenti
- Il certificato di morte
- La dichiarazione di successione
- Le tasse da mettere in conto
- I debiti e come tutelarsi
- La banca
- La cassetta di sicurezza
- Le utenze
- Dall’auto alla Tari, le altre cose che potrebbero sfuggire
- La dichiarazione dei redditi
- Per saperne di più
Le password, prima di tutto
«Per quanto sembri una grande invasione della privacy, recuperare le più importanti per tempo aiuterà ad accedere a una serie di siti e portali senza impazzire», scrive Natalia Pazzaglia nella sua newsletter, dove affronta il tema a 360 gradi. A cominciare dall’home banking e dalle utenze, che serviranno a evitare ore di attesa al telefono con i call center e inutili ricerche. Per finire con la posta elettronica. Basterebbe preparare un foglio – da tenere sotto chiave, meglio se in cassaforte – con l’elenco di nomi e credenziali.
Il faldone dei documenti
Il foglio delle password è uno di quelli che il nostro caro dovrebbe mettere in un faldone assieme a tutti i documenti importanti: le polizze assicurative, gli investimenti, i prestiti accesi, le fidejussioni, i certificati come lo stato di famiglia o i certificati di residenza di chi vive con il nostro familiare. È utile sapere che oggi possono essere richiesti online in pochi minuti, basta avere lo Spid. Una volta scaricati tutti, meglio raccoglierli in una sola cartella del pc, per averli sempre a portata di mano.
Il certificato di morte
Va chiesto al suo Comune di residenza, o a quello dove è avvenuto il decesso. Basta compilare il modulo predisposto dall’Ufficio Anagrafe (in genere è online) e la richiesta può essere fatta da chiunque, anche dal sito del Comune o via email, gratuitamente, allegando il proprio documento d’identità. Il Comune dovrebbe rilasciarlo subito. Il certificato di morte te lo fanno avere anche le pompe funebri, pagando e in quante copie vuoi (almeno dieci è consigliato perché te lo chiederanno in molte occasioni).
La dichiarazione di successione
È uno dei documenti “chiave”. Dovrai presentarlo all’Agenzia delle entrate entro 12 mesi dall’apertura della successione.
«La dichiarazione di successione è la fotografia della situazione patrimoniale della persona che è venuta a mancare, e ha rilevanza fiscale, perché serve per dichiarare al Fisco i beni in eredità, su cui andranno pagate le imposte», sintetizza Alessandra Mascellaro, notaio a Como e componente del Consiglio nazionale del notariato. Devi sapere che la puoi redigere in autonomia, o puoi rivolgerti a un professionista esperto, per esempio un notaio, ma anche molti Caf, commercialisti, avvocati, persino ingegneri offrono questo servizio.
«È opportuno, prima dell’invio telematico all’Agenzia delle entrate, eseguire controlli catastali e ipotecari sui beni, per essere certi che tutto risponda a quanto dichiarato. Se ci sono errori o insorgono problemi, intervenire a posteriori è complicato e comporta costi aggiuntivi».
I tempi da mettere in conto per questa pratica sono variabili, da alcuni giorni ad alcuni mesi. Lo stesso vale per i costi, anche se è difficile spendere meno di 1000 euro.
C’è un caso in cui si può evitare la dichiarazione di successione, ci spiega il notaio Mascellaro: «Se l’eredità è devoluta al coniuge e figli, non ci sono immobili, e il patrimonio non supera 100.000 euro. In questo caso è sufficiente un atto di notorietà».
Per saperne di più, qui c’è la guida del Consiglio del notariato.
Le tasse da mettere in conto
L’imposta di successione per fortuna ha una franchigia, in altre parole, i parenti in linea retta devono pagarla solo se il patrimonio supera un certo importo. «Coniuge e figli sono esenti dall’imposta di successione se ereditano beni fino a 1 milione pro capite», chiarisce Alessandra Mascellaro.
«Chi eredita un immobile è però tenuto a pagare l’imposta ipotecaria e quella catastale, che sono rispettivamente il 2% e l’1% del valore dichiarato. Con una sola eccezione. Se chi subentra all’eredità può usufruire delle agevolazioni prima casa, come succede per esempio al coniuge o al figlio che già risiede in quell’immobile, si paga solo una quota fissa di 200 euro, sia per l’imposta ipotecaria sia per quella catastale».
I debiti e come tutelarsi
Alla morte di un genitore o di un partner potresti renderti conto di non conoscere la sua situazione finanziaria. «In questo caso la cosa da fare è avviare attente ricerche», consiglia il notaio. «Occorre verificare se sono stati accesi prestiti, concesse fidejussioni, o se sono arrivati avvisi di pagamento». Nella maggior parte dei casi questi documenti sono in casa, bisogna avere la pazienza di cercarli.
Se hai dei dubbi e temi che dei creditori possano venire a bussare alla tua porta, c’è un modo per proteggerti. «Puoi rinunciare all’eredità, ma puoi anche accettarla con il beneficio dell’inventario», spiega ancora l’esperta. «Questa formula ti consente di separare il tuo patrimonio da quello ereditato, per tutelarti nel caso in cui dovessero emergere in futuro degli insoluti. In questo caso, i beni personali non potranno essere aggrediti, insomma non saranno a rischio, perché i creditori del defunto si potranno rivalere solo sui beni dell’eredità».
Potrai comunque disporre dei beni ereditati, ma per la vendita di un immobile, per esempio, avrai bisogno dell’autorizzazione di un giudice, per evitare di decadere dal beneficio dell’inventario.
La banca
Quando perdi qualcuno, la parte più complicata da gestire dal punto di vista burocratico è certamente la chiusura dei conti correnti. Con il decesso della persona la banca blocca tutte le operazioni, finché non saranno chiari gli eredi. E potrebbero volerci mesi perché la situazione si sblocchi.
La prima cosa da fare, consiglia l’associazione Adoc in una utile guida, è inviare una raccomandata a/r o portare di persona la comunicazione di morte del titolare del conto, allegando il certificato di morte, e riconsegnando libretto degli assegni, carte di credito e bancomat. Non si trovano? Devi correre a fare la denuncia di smarrimento.
A quel punto non bisogna dimenticare di chiedere – ed è un diritto saperlo – se il congiunto aveva altri rapporti con l’istituto, in altre parole se sono presenti altri conti correnti attivi, libretti di risparmio, depositi, titoli, azioni (qui la guida con altri dettagli).
Non solo. «All’istituto va presentata la dichiarazione di successione, accompagnata dall’atto di notorietà, un atto pubblico in cui dichiariamo, alla presenza di due testimoni e di un pubblico ufficiale (per esempio un notaio o un cancelliere), chi sono gli eredi.
«Soltanto quando la pratica di successione verrà completata il conto sarà sbloccato e i legittimi eredi potranno avere accesso alla liquidità del defunto».
La cassetta di sicurezza
C’è una cosa che ti sarà utile sapere prima, specie se non sei l’unico erede. Se il tuo caro ha lasciato beni di famiglia nella cassetta di sicurezza, una volta venuto a mancare, questa non potrà essere aperta se non alla presenza di un notaio.
«Il professionista dovrà recarsi in banca con gli eredi e redigerà un verbale in cui descriverà minuziosamente il contenuto della cassetta», spiega Mascellaro. «Ai beni dovrà essere poi attribuito un valore con l’aiuto di un perito stimatore, e solo dopo questo passaggio la cassetta di sicurezza potrà essere chiusa e i beni entreranno nella disponibilità degli eredi».
Le utenze
Forse più semplici del conto in banca, anche le utenze hanno le loro rogne. Innanzitutto c’è da pagare le bollette – e per farlo, spesso, dobbiamo avere accesso alla posta elettronica, alla App del gestore sullo smartphone o alla sua area riservata nel sito, perché le bollette di carta non esistono quasi più.
Poi bisogna chiudere il contratto o cambiare il nome del titolare con quello di chi continuerà a vivere nella casa (la pratica si chiama voltura mortis causa). In entrambi i casi andrà inviata una dichiarazione alla società che eroga il servizio, comunicando la morte dell’intestatario e l’eventuale subentro.
Sulla carta non è un’operazione complicata e molte società concedono la voltura gratuitamente, ma anche in questo caso aspettati qualche lungaggine. I tempi di attesa possono essere lunghi, le procedure cambiano leggermente da società a società, e potrebbe capitarti di avere a che fare con operatori del customer service non sempre preparatissimi. «Fatti spiegare per filo e per segno tutta la procedura e tutti i documenti necessari. Se possibile tieni una traccia scritta di quanto ti verrà detto», consiglia Natalia Pazzaglia nella sua newsletter.
Dall’auto alla Tari, le altre cose che potrebbero sfuggire
La lista delle cose da fare potrebbe non finire mai. Ci sono gli abbonamenti, l’Rc auto, le tasse sui rifiuti da sistemare. Se non hai fatto prima l’inventario, il solo modo per mettere chiarezza è cercare di passare in rassegna le proprietà e le abitudini del tuo familiare.
Si parte dalle prime, cominciando da immobili, auto o altri veicoli. Se la casa di proprietà resta disabitata, per esempio, andrà inviato al Comune il modulo di denuncia per la cessazione della tassa sui rifiuti, per evitare di pagarla a vuoto.
Chi eredita la macchina, invece, ha 60 giorni di tempo per fare domanda al Pra, il Pubblico registro automobilistico, e richiedere il rilascio del libretto di circolazione (qui è spiegato bene). Questa volta, però, servirà anche un altro documento, e cioè un atto di accettazione esplicita dell’eredità, una carta scritta in cui dichiari di accettare l’eredità, alla presenza di un pubblico ufficiale.
La dichiarazione dei redditi
Alcune pratiche si trascinano a lungo nel tempo. E tra queste c’è la dichiarazione dei redditi. Gli eredi, al momento opportuno, devono presentare anche quella della persona defunta e, viene da sé, si devono fare carico di eventuali imposte da pagare, e di portare in detrazione le spese rimborsabili del defunto, così da poterne beneficiare (tempi e modalità sono spiegati qui). Anche in questo caso tutti i documenti andranno preparati per tempo: dalle Certificazioni uniche alle ricevute delle spese effettuate, passando per gli altri redditi. La questione si fa più semplice se il familiare aveva un consulente di fiducia, che conosce perfettamente la sua situazione fiscale.
Come alternativa hai la precompilata, da qualche anno anche gli eredi possono presentarla in vece del defunto, dopo avere chiesto un’autorizzazione (qui le istruzioni). In questo caso puoi approfittare dei dati già inseriti nel modello, almeno per quanto riguarda le spese detraibili, per evitare di impazzire alla ricerca di scontrini e fatture. Questo tipo di informazioni, se non vengono modificate, non saranno infatti soggette ai controlli del Fisco (ne parliamo noi qui).
Per saperne di più
Se vuoi approfondire altri aspetti legati a questo tema, c’è il Supporto pratico di Lasae, con gli approfondimenti video dedicati. Sono 14 e affrontano ognuno un argomento specifico, dagli aspetti fiscali alla successione, dalla cerimonia di addio alle pratiche amministrative. La prima puntata, Cosa succede a livello pratico dopo un lutto, è già online.