Caro Rame, mi sembra di lavorare per pagare i campus estivi dei miei figli

Di solito pensiamo al lavoro solo come a una fonte di reddito, ma lavorare comporta anche dei costi, in primis i costi legati alla cura delle persone delle quali non ci possiamo occupare mentre lavoriamo. Questo, però, non significa che non valga la pena lavorare.

Tempo di lettura: 3 minuti

Stefania Baita
Stefania Baita

di

Life & career coach, esperta di gestione del tempo ed equilibrio vita-lavoro. Su Rame risponde alle vostre domande sui comportamenti legati alla gestione dei soldi.

blank
Foto di Rivage

La domanda

Mi rivolgo a voi, esperti di Rame, per parlare dei costi dell’estate. Non parlo di viaggi e vacanze, ma delle attività organizzate che tengono occupati i bambini mentre i genitori lavorano. Ogni volta che prenoto le 8 settimane estive di campus per le mie due figlie il mio conto corrente piange, e ogni estate mi dico: lavorare costa troppo, e forse non ne vale la pena…

Una lettrice frustrata

Cara lettrice frustrata,

di solito pensiamo al lavoro solo come a una fonte di reddito, ma lavorare comporta anche dei costi, in primis i costi legati alla cura delle persone delle quali non ci possiamo occupare mentre lavoriamo (bambini, ma anche anziani e familiari con disabilità o situazioni di fragilità). Alcuni di questi costi diminuiscono nel tempo – per esempio non dobbiamo pagare l’asilo nido quando i bimbi vanno a scuola, ma altri aumentano – come quelli legati alla cura delle persone anziane, se questo incide sul nostro bilancio personale e familiare. Altri costi rimangono fissi (anche se soggetti all’aumento generalizzato dei prezzi) – spese di trasporto, abbigliamento, pranzi fuori… ma anche i corsi di formazione che frequentiamo per migliorare la nostra posizione lavorativa.

E allora, vale la pena lavorare?

C’è un proverbio che dice: “I primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati”. Ed è vero, ma anche rinunciare al lavoro comporta dei costi! Non solo perdiamo le entrate immediate, ma anche quelle future, magari più elevate se stiamo perseguendo un percorso di carriera professionale. E poi ci sono costi non quantificabili perchè legate alla sfera non monetaria: viene a mancare la nostra realizzazione professionale, la possibilità di mantenersi aggiornati nella nostra professione, la socialità legata all’ambiente di lavoro…

Insomma, lavorare costa, e non lavorare pure!

Dal tono della tua e-mail, la tua mi sembra una “frustrazione stagionale”, che si presenta ogni estate ma non lascia il segno (a parte il segno meno sul conto corrente!). Se le cose stanno così, quando effettui il bonifico per pagare i camp per le tue figlie fai un bel respiro e poi sorridi e pensa: anche questa estate passerà…

Se invece la frustrazione è più estesa e stai seriamente considerando di lasciare il lavoro per risparmiare, sappi che noi di Rame siamo qui per aiutarti a considerare tutti gli aspetti in gioco – come sempre in stile Rame: con rispetto incondizionato nei confronti delle scelte di ciascuno, e pronti a fornire un aiuto concreto per aiutarvi a fare scelte informate e consapevoli.

Buona estate!

Condividi