Anno sabbatico: i consigli per prepararsi bene
Un anno o solo qualche mese da dedicare alla crescita personale, a sviluppare competenze, coltivare passioni e magari viaggiare. Prendere un anno sabbatico è il sogno di tantissimi lavoratori, ma come si programma un passo del genere? E come ci si organizza perché non sia solo una perdita di tempo? Ecco una guida pratica con i consigli su budget e pianificazione, e con quello che c’è da sapere dal punto di vista lavorativo, previdenziale e fiscale.
Tempo di lettura: 12 minuti

di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

- Come organizzare un anno sabbatico: definisci gli obiettivi
- Quanto costa un anno sabbatico: calcola i costi e prepara un budget
- Il fattore tempo, parti con mesi di anticipo
- Quando è meglio rimandare: occhio ai debiti
- I “permessi” da lavoro per l’anno sabbatico e i contributi non pagati
- Lavoratori autonomi e anno sabbatico, il tema contributi
- Capitolo Fisco, non dimenticare le tasse
- Non ce la fai? Non azzerare le entrate, o programma un’entrata passiva
- Il piano “C”, agire ora, per micro-obiettivi
- Programma il rientro… ma non troppo
L’anno sabbatico fa bene alla carriera. Che sia un anno intero o un periodo di pochi mesi, può aiutare a ricominciare con una prospettiva diversa. Un articolo pubblicato sulla Harvard Business Review, che raccoglie gli esiti di una serie di interviste condotte su oltre 250 lavoratori che hanno vissuto questa esperienza, racconta quanto al ritorno le persone si sentano ringiovanite, più consapevoli delle proprie priorità e del loro posto nel mondo, più fiduciose in sé, e in salute, fisicamente e mentalmente. E questo accade indipendentemente dal fatto che dopo la pausa intraprendano percorsi diversi, o che proseguano lungo la strada precedente.
L’anno sabbatico non è solo uno strumento da utilizzare per corsi di aggiornamento o per rinforzare le proprie competenze: nell’articolo, per esempio, si parla di Bethany, trentenne che dopo avere lavorato un anno al governo degli Stati Uniti a Washington ha rifiutato un dottorato di ricerca per fare un’esperienza di volontariato e trekking in America Latina, visitare amici nel mondo, e percorrere il Cammino di Santiago per poi ricominciare la carriera con prospettive e occhi diversi. Il passo, ad ogni modo, è di quelli impegnativi, sia a livello economico finanziario, sia a livello lavorativo, e il rischio di fallimento esiste. Ecco allora alcuni consigli utili perché la pausa sia sostenibile e proficua.
Come organizzare un anno sabbatico: definisci gli obiettivi
Per iniziare con il piede giusto, meglio sgomberare il campo da equivoci: «L’anno sabbatico non è una “vacanza” dal proprio lavoro, ma un percorso che dovrebbe essere finalizzato a qualcosa, che sia imparare nuove abilità, affinare competenze, mettersi alla prova con qualcosa che non sei abituato a fare» chiarisce la business coach Micaela Terzi. «È perciò fondamentale che tu chiarisca subito qual è il tuo obiettivo, a cosa ti serve questo periodo, perché in caso contrario, il rischio è di passare settimane o mesi “galleggiando” senza sapere dove andare. Una volta affrontato questo step, potrai passa agli aspetti organizzativi: dove vado, per fare cosa, ecc. Certo, non va pianificato tutto al dettaglio, perché la bellezza di questa esperienza sta anche nell’aprirsi a ciò che non si conosce, ma è meglio avere un minimo di programmazione».
«Farò due esempi: se, per ipotesi prendi un periodo sabbatico per restare fisicamente dove sei, e per dedicarti ad altre attività, sarà sufficiente individuare per esempio i corsi di formazione di cui hai bisogno, le tempistiche, i costi, ecc, insomma costruire un piano di studi, per non scoprire magari all’ultimo che le attività che intend svolgere si sovrappongono. Diverso è se l’intenzione è di sradicarti e trascorrere un anno dall’altra parte del mondo. Se il progetto prevede un’esperienza come un anno in America Latina, come volontario di una ong, consiglio di “prototiparla”. Cosa significa? Programma l’esperienza a gennaio 2027, e nel frattempo vai a trascorrere qualche settimana in quel Paese, per capire come funziona lì, quello che ti aspetta e cosa imparerai».
Quanto costa un anno sabbatico: calcola i costi e prepara un budget
Prendere un anno sabbatico significa vivere mesi senza entrate costanti, o comunque con meno risorse rispetto al passato. Ragione per cui, se non pianifichi l’aspetto finanziario con molto anticipo, una pausa così importante potrebbe far sprofondare il tuo bilancio in profondo rosso. «Una volta stabilito cosa farai, dove andrai e per quanto tempo starai via, fai un calcolo realistico di quanto ti occorre», premette la money coach Elisabetta Galeano. «Per aiutarti, basta rispondere a queste domande. Per quanto tempo non avrò entrate? Che altre fonti di reddito posso avere in questo periodo? Quali saranno le mie spese?»
Facciamo un esempio: «Poniamo che tu si appena entrat* in disoccupazione e voglia aspettare qualche mese prima di decidere se metterti in proprio o di cercare un’altra attività. In quel caso, sarà determinante sapere con certezza a quanto ammonterà il tuo assegno di disoccupazione, e per quanti mesi lo percepirai. In secondo luogo, dovrai passare in rassegna il tuo bilancio personale, e se non ne hai uno, le spese degli ultimi 4-5 mesi, per farne una media mensile. Da lì ne ricaverai il costo medio della tua vita attuale, a cui dovrai però aggiungere le spese da sostenere in questa fase – viaggi, corsi di specializzazione, ecc – e sottrarre invece le voci su cui potrai invece risparmiare. Il risultato è ciò che ti occorrerà ogni mese, e va moltiplicato per il numero di mesi di stop».
Il fattore tempo, parti con mesi di anticipo
Non partire di slancio, l’anno sabbatico va programmato con anticipo, molto tempo prima dell’ultimo giorno di lavoro, e per arrivare a essere pronti potrebbero volerci mesi. «Poniamo che tu abbia realizzato che per il tuo periodo di pausa avrai bisogno di 10.000 euro, e che in questo momento hai solo una parte di quel denaro. Indica la cifra, e fai un piano di risparmio», continua la coach. Attenzione, non commettere l’errore di considerare nel totale il tuo fondo di emergenza.
«Il frigo che si rompe o l’urgenza dal dentista non aspettano che tu torni a emettere fattura. Certo, se il tuo fondo è molto cospicuo, copre già sei mensilità di stipendio, e la tua pausa sarà di pochi mesi, puoi attingervi prendendone una parte, ma con la consapevolezza che al rientro rifonderlo sarà uno dei tuoi primi obiettivi. È comunque preferibile non andare mai oltre la metà, o comunque lasciare una somma sufficiente a coprire almeno le emergenze più comuni».
Quando è meglio rimandare: occhio ai debiti
Avere un mutuo o la rata dell’auto da pagare non è di per sé un motivo per rinunciare, ma solo se hai la tranquillità che le tue risorse ti permettano di sostenere queste spese anche nei mesi di pausa, nonché al rientro. «Per assentarsi bisogna avere stabilità. Se in questa fase hai diverse pendenze, e parlo anche di piccole rate, va messo in conto. Penso alle micro rate per comprare smartphone tablet, o alle dilazioni in tre tranche, che ci permettono di fare acquisti con molta leggerezza, ma che alla fine si accumulano: meglio chiuderli, questi capitoli, e mettersi in testa che stare qualche mese senza reddito significa anche cambiare stile di vita, stringendo sulle uscite. Detto in altre parole, il consiglio è di farsi anche un esame interiore, domandandosi: sono pronto, per rigenerarmi, ad avere una gestione più attenta delle mie spese per raggiungere il mio obiettivo?».
I “permessi” da lavoro per l’anno sabbatico e i contributi non pagati
Molti si chiedono se oggi sia possibile prendere un anno sabbatico in Italia. La risposta è sì, sempre che il datore di lavoro lo conceda, perché i dipendenti possono chiedere un’aspettativa non pagata per motivi personali o per motivi di studio e formazione, conservando il proprio posto di lavoro. Se sei un lavoratore dipendente, dovrai però considerare che durante la tua pausa non maturerai contributi previdenziali, e questo avrà un impatto sull’assegno pensionistico e sul traguardo stesso della pensione, che potrebbe allontanarsi appunto di qualche mese. È però importante sapere che l’Inps, per esempio, consente di versare contributi volontari anche durante i periodi di aspettativa non retribuita o i contratti part-time, a integrazione di quelli mancanti, opzione che vale la pena valutare.
Lavoratori autonomi e anno sabbatico, il tema contributi
Se sei invece un lavoratore autonomo, non dovrai dimenticare nel tuo “budget sabbatico” che alcuni enti pensionistici prevedono versamenti fissi, indipendentemente dal tuo reddito, e che queste somme andranno messe a bilancio, anche se non hai entrate, come spiega la commercialista Giorgia Salardi, citando due esempi comunissimi: «Se sei iscritta alla Gestione separata Inps la contribuzione diminuirà, essendo legata al reddito effettivamente prodotto nell’anno. Se invece se iscritta all’Inps artigiani/commercianti dovrai comunque versare il minimale, indipendentemente dal reddito conseguito»
C’è, infine, il capitolo della previdenza integrativa: fondi pensione aperti, e piani pensionistici individuali permettono di sospendere i versamenti, mantenendo il capitale e i rendimenti, e anche se il consiglio è di cercare di continuare a versare i contributi, se non hai entrate sufficienti, ricorda di contattare il fondo o la compagni assicurativa per tempo, per sospendere i pagamenti per il tempo necessario.
Capitolo Fisco, non dimenticare le tasse
Un ragionamento analogo va fatto sulle tasse, specie se sei un lavoratore autonomo, e dovrai fare i conti, a fine anno, con l’anticipo dell’Irpef, che va pagato sulla base di quanto fatturato nell’anno precedente. Spiega la nostra Giorgia Salardi: «Se sei un libera professionista e autonomo, e decidi di staccare per qualche mese o addirittura un anno, considera anche gli aspetti fiscali. Poiché le tue entrate diminuiranno, nell’anno in corso potrai valutare se versare l’acconto in modalità previsionale, ovvero non già sulla base dei dati dell’anno precedente (con il cosiddetto metodo storico), ma in base ad una stima, che però deve essere quanto più possibile precisa, per evitare sanzioni. Non dimenticare di muoverti per tempo, e fare su questo un ragionamento sul tuo commercialista, chiedendogli di calcolare l’acconto sulla base della previsione di reddito».
E non è finita, aggiunge la commercialista: «Se durante il periodo di pausa hai intenzione di frequentare corsi di perfezionamento o master, potrai recuperare il costo, sempre che tu non sia nel regime forfettario, e che abbia la capienza».
Non ce la fai? Non azzerare le entrate, o programma un’entrata passiva
Se hai fatto i conti e il bilancio traballa, non è detto che tu debba rinunciare del tutto al tuo anno sabbatico. Un’alternativa sostenibile potrebbe essere quella di non tagliare del tutto le entrate, chiedendo per esempio al datore di lavoro un part-time temporaneo, o, se lavori in proprio, di mantenere un rapporto con un cliente o lasciare aperto un progetto che ti occupa poche ore al giorno, e magari a cui puoi dedicarti da remoto. In questo modo potrai assicurarti una minima entrata come “base”, e dedicarti ai tuoi obiettivi di crescita per il resto della giornata.
«È tutta una questione di equilibri di budget. Con la stessa ottica, prova a passare in rassegna tutte le opportunità che offrono reddito passivo: affittare il posto auto? La casa al mare, una stanza dell’appartamento o l’intero appartamento, se nel frattempo posso spostarmi altrove?». Ancora, se hai del denaro investito, puoi valutare di ritirare parte dei capitali o dei rendimenti, laddove è possibile e i costi di uscita non sono proibitivi. Oppure capire se hai la possibilità di generare reddito da un’attività “passiva” – qui la nostra guida sul tema.
Il piano “C”, agire ora, per micro-obiettivi
«Quella di trovare del tempo libero, mantenendo delle entrate è senz’altro un’alternativa», commenta Micaela Terzi, «ma ne esiste anche un’altra, un po’ diversa, che ha a che fare con noi stessi, e significa guardare le cose da un’altra prospettiva. Spesso ci diciamo “scriverò quel libro quando avrò tempo”, seguitò quel corso, “quando sarò più libera”, ma il tempo non c’è mai, e rimandiamo tutto a un periodo sabbatico che magari non possiamo o non riusciremo mai a preparare. Ma siamo sicuri che davvero ci serve una pausa totale per realizzare quel desiderio? Oppure possiamo dedicare al progetto di crescita un po’ di tempo al giorno e a settimana?».
«Chiaro che una pausa ti consente di fare più cose, in meno tempo, ma a volte ostinarci a rimandare in nome di un’idea romantica non ci fa rendere conto che possiamo agire ora. Ecco il consiglio: capisci dove puoi fare spazio per i tuoi obiettivi, potresti scoprire che per gli obiettivi di crescita hai già il tempo e risorse che ti servono, nel limbo ti ci sei messo tu e basta riorganizzarsi. Chiaro che per mettere qualcosa nelle tue giornate dovrai togliere spazio ad altro, e domandarti quanto spazio puoi ricavare, ma per riuscirci potresti dividere il tuo macro obiettivo in piccoli obiettivi, e riprogrammarti in questa direzione. La ricerca di un “sogno” non deve diventare l’ostacolo che ci impedisce di fare le cose ci interessano. Imparare ad avere alternative, questa, sì, è la prima lezione da imparare».
Programma il rientro… ma non troppo
C’è un aspetto che in pochi consideriamo quando pensiamo a una pausa dalla quotidianità, ha a che fare con il rientro e con il ritorno alla normalità, che non è mai immediato. La tua pianificazione dovrà tenere conto anche di questo. «Più è lungo il periodo della tua assenza, più potresti fare fatica a tornare a regime. Se sei dipendente, la questione ha a che fare soprattutto con la tua carriera lavorativa, ma se sei un lavoratore autonomo si tratta di denaro: i primi mesi potresti guadagnare molto meno che in passato, ragione per cui, nel tuo conteggio dovresti considerati dei mesi in più, oppure accorciare a pausa per lasciarti risorse per la ripresa», suggerisce Elisabetta Galeano.
Un po’ diverso è il discorso da punto di vista professionale, dove non è sempre semplice programmare tutto, e a volte nemmeno utile: «Un conto è assentarsi per due o tre mesi, organizzarsi con i clienti, nel caso di un lavoratore autonomo, programmare già prima di andare via la ripresa con i committenti, spostare l’inizio di un progetto, o trovare soluzioni per dare continuità a un rapporto», dice Micaela Terzi.
«Se il nostro progetto prevede un lungo stop, programmare è più difficile, e non è detto che abbia senso, perché a distanza di un anno, dopo aver vissuto una serie di esperienze, è molto probabile che non sarai più quello di prima, le cose che ti andavano bene una volta forse non ti piaceranno più, vorrai viaggiare su binai nuovi. Certo è rischioso e non è semplice, ma non ha molto senso preoccuparti oggi del futuro quando sai che il futuro sarà diverso per te. Quello che succederà dopo, sarà determinato da quello che diventerai, e vale la pena accettare l’incognita, lavorando più che altro sull’aspetto finanziario».