Evasione fiscale: l’Agenzia delle entrate rilancia l’evasometro
L’Agenzia delle Entrate ha lanciato l’evasometro 2.0, un sistema potenziato con intelligenza artificiale attivo da gennaio 2025 per contrastare l’evasione fiscale in Italia. L’obiettivo è recuperare parte degli 80 miliardi di euro di tasse non pagate ogni anno, fondamentali per finanziare servizi pubblici. I controlli saranno focalizzati soprattutto su contribuenti con debiti fiscali superiori a 50 mila euro e patrimoni rilevanti in Italia o all’estero, per rendere più efficace il recupero delle somme dovute.
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di La redazione

L’Agenzia delle Entrate ha avviato una nuova fase nella lotta all’evasione fiscale con l’attivazione dell’evasometro 2.0, operativo da gennaio 2025. Il sistema, basato su un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale, mira a recuperare parte degli 80 miliardi di euro che ogni anno sfuggono al fisco italiano — risorse che potrebbero essere destinate al finanziamento di servizi pubblici essenziali. Il 4 maggio, durante un’audizione in Senato, il Generale Luigi Vinciguerra della Guardia di Finanza ha illustrato come i controlli si concentreranno principalmente sui contribuenti con debiti fiscali superiori ai 50 mila euro, soprattutto se possiedono patrimoni significativi in Italia o all’estero. L’obiettivo dichiarato è rendere più efficiente il recupero dell’evasione, concentrando gli sforzi dove ci sono effettive possibilità di incasso.
Cos’è il redditometro
Gli strumenti di controllo fiscale in Italia hanno una storia più lunga e complessa di quanto si pensi. Il redditometro, precursore dell’attuale evasometro, nacque addirittura nel 1973, come ricordato dal Corriere della Sera in un’analisi approfondita. Questo strumento valuta il reddito del contribuente in modo induttivo basandosi sulla sua capacità di spesa: se possiedi beni di lusso ma dichiari redditi bassi, devi spiegarne il motivo. La sua storia è caratterizzata da sospensioni e ripristini: fu codificato in norma primaria dal governo Renzi nel 2015, poi sospeso nel 2018 dal governo Conte I, per essere nuovamente considerato nel 2019. Come ha spiegato Ernesto Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, lo strumento “non è mai stato eliminato, solo sospeso in attesa di indicatori più attendibili a tutela dei cittadini onesti”.
Cos’è l’evasometro
La prima versione dell’evasometro attuale, evoluzione diretta del redditometro, è stata implementata nel 2019 come confermato durante l’audizione in Senato del Generale Vinciguerra. L’efficacia dei vecchi strumenti era limitata: secondo i dati del Corriere, tra il 2018 e il 2022 ci sono stati 5.880 accertamenti tramite metodi sintetici per un incasso di appena 14,4 milioni di euro (media di 2.500 euro ad accertamento). L’attuale versione 2.0, operativa da gennaio 2025, rappresenta un salto di qualità grazie all’intelligenza artificiale e all’integrazione di più fonti informative.
Secondo quanto riportato da Diritto.it, il nuovo evasometro 2025 opera attraverso un sistema completamente automatizzato che analizza dati provenienti da fonti sia pubbliche che private. Il meccanismo esamina movimenti su conti correnti bancari e postali, transazioni con carte di pagamento, investimenti mobiliari e immobiliari, compravendite online, operazioni in criptovalute e persino prelievi in contanti quando superano soglie considerate anomale. Gli algoritmi predittivi valutano la coerenza tra questi dati finanziari e le dichiarazioni fiscali, generando segnalazioni automatiche in caso di scostamenti rilevanti.
Tuttavia, va detto che il sistema non scatta in ogni caso di presunta evasione: ci sono delle soglie precise. I controlli partono solo se c’è una differenza del 20% tra il reddito effettivo e quello dichiarato, oppure se lo scostamento è di almeno 70.000 euro, cioè dieci volte l’importo dell’assegno sociale. Un’attenzione particolare è riservata a chi ha debiti fiscali sopra i 50.000 euro, soprattutto se possiede beni all’estero che non tornano con quanto ha dichiarato. Inoltre, l’evasometro riguarderà ogni settore: i controlli saranno attivi su persone fisiche, partite IVA, professionisti e aziende. Ma ovviamente saranno più serrati per chi ha movimenti di denaro sospetti o comportamenti fiscali poco chiari, in particolare nei settori dove l’evasione è storicamente più frequente, come l’edilizia, la ristorazione e il commercio.
Pro e contro dell’evasometro 2.0
Tra i principali vantaggi dell’evasometro 2025 c’è una maggiore precisione nei controlli, grazie all’uso dell’intelligenza artificiale che aiuta a ridurre gli errori e a evitare falsi allarmi. Un aspetto positivo è anche la maggiore trasparenza: chi risulta a rischio riceverà un avviso via PEC o nel cassetto fiscale, con la possibilità di sistemare la propria posizione senza sanzioni, come previsto dallo Statuto del contribuente. Il nuovo sistema non fa scattare controlli automatici, ma serve per segnalare situazioni sospette e avviare un confronto tra il contribuente e l’amministrazione. Una novità interessante è il “Silver notice”, un meccanismo internazionale che permette di controllare — anche ogni mese — i patrimoni presenti in oltre 50 Paesi, su richiesta della Guardia di Finanza.
Ci sono però anche alcuni aspetti critici. Il sistema estende i controlli a settori nuovi come criptovalute, portafogli digitali e app di pagamento, finora poco monitorati. Inoltre, il fatto che vengano incrociati i dati di diverse banche dati pubbliche — dall’Agenzia delle Entrate all’INPS, dalla Guardia di Finanza fino alle piattaforme digitali — fa nascere dubbi su come verranno gestite tutte queste informazioni personali. Per evitare problemi, cittadini e imprese dovranno fare più attenzione a tenere in ordine la propria contabilità e a mantenere coerenza tra quanto dichiarano e quanto spendono, cosa che potrebbe diventare complicata, soprattutto per chi ha attività piccole o poco strutturate.