Come funziona la contribuzione volontaria e perché è utile per la pensione
Per evitare di trovarsi a fine carriera con dei “buchi” contributivi dovuti a periodi aspettativa, inattività, maternità o part time, è possibile versare all’Inps i cosiddetti contributi volontari, che servono a coprire i periodi mancanti o integrare la contribuzione esistente. Ecco come funziona.
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di Elisa Lupo
Consulente del lavoro da più di 15 anni, ideatrice, autrice e voce di Previdenti, e IO Lavoro.
Le carriere lavorative non sempre sono lineari: a periodi di lavoro subordinato si alternano a volte mesi di aspettativa, maternità, part time e inattività. Il rischio, in questi casi, è di ritrovarsi a fine carriera con dei “buchi contributivi” che non solo hanno l’effetto di ritardare il momento del pensionamento, ma incidono in modo negativo sull’assegno pensionistico. Per evitarlo, nel corso della carriera c’è la possibilità di versare i cosiddetti contributi volontari. La contribuzione volontaria è prevista da diverse casse previdenziali, qui parleremo dell’Inps, ma chi fa capo a un altro ente può informarsi per sapere com’è regolata.
Cos’è la contribuzione volontaria
Si tratta di uno speciale tipo di contribuzione che i lavoratori possono chiedere di pagare per raggiungere i requisiti minimi per il diritto alla pensione o per aumentarne l’importo. Si può essere autorizzati solo in determinati casi, nello specifico:
- In caso di interruzione o sospensione dell’attività lavorativa: i lavoratori che interrompono l’attività lavorativa o la sospendono per aspettativa non retribuita possono richiedere di versare la contribuzione volontaria che permette di coprire i periodi di buco. Il lavoratore non deve essere impegnato nello stesso periodo in nessun’altra attività lavorativa dipendente o autonoma.
- Per integrare i periodi di congedo parentale, allattamento o malattia del bambino: per questi periodi di assenza vengono automaticamente accreditati dall’Inps i contributi figurativi, che sono però calcolati su una retribuzione convenzionale. La richiesta di contribuzione volontaria è utile a integrare l’ammontare dei contributi figurativi.
- Per i periodi di part time: anche in questo caso, la contribuzione volontaria serve a integrare i contributi versati.
In quali condizioni è autorizzata la contribuzione volontaria
I lavoratori dipendenti, compresi i lavoratori domestici, possono essere autorizzati a proseguire volontariamente il versamento dei contributi in presenza di una delle seguenti condizioni:
- 5 anni di contributi di effettivi posizionati in qualsiasi epoca;
- 3 anni di contributi nei cinque anni precedenti la domanda di autorizzazione al versamento dei contributi volontari.
Possono versare i contributi volontari anche i lavoratori autonomi che versano contribuzione all’Inps, purché abbiano gli stessi requisiti visti sopra per i lavoratori dipendenti. Vediamo ora quanto si versa. I contributi volontari sono calcolati applicando l’aliquota del 33% alla retribuzione dell’ultimo anno di contribuzione effettiva.
Richiesta e pagamento, come funziona
La domanda per essere autorizzati a versare i contributi volontari all’Inps va presentata online da sito dell’ente attraverso il servizio dedicato. Il pagamento avviene con cadenza trimestrale attraverso dei bollettini che invia l’Inps. Attenzione però alla puntualità: i contributi versati in ritardo non vengono accreditati al trimestre a cui si riferiscono, ma al successivo. Dal punto di vista fiscale, infine, la contribuzione versata sarà deducibile dal reddito comportando un risparmio di tasse.