Dentro il nuovo “inverno crypto”: che cosa significa per i piccoli investitori
Negli ultimi giorni molti investitori hanno avuto la stessa sensazione: qualcosa, nel clima che circonda le criptovalute, si è raffreddato. Non è un allarme, ma il segnale di una fase in cui Bitcoin scende sotto i 90.000 dollari e il settore, ormai legato alla finanza tradizionale, reagisce agli shock macro con maggiore fragilità. La vera domanda, però, riguarda chi le crypto le vive senza farne un mestiere: che cosa significa questo raffreddamento per il piccolo investitore?
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di La redazione
Potrebbe esserti capitato nelle ultime settimane: apri l’app dove tieni qualche crypto acquistata per curiosità, per diversificare un po’ o perché ti sembrava il modo più semplice per osservare da vicino un fenomeno che tutti nominavano. Non ci trovi un disastro, ma neanche la crescita costante che, per mesi, aveva alimentato entusiasmo e fiducia. Il saldo è più basso. Lo è da giorni. Le notizie intorno parlano di prudenza, i toni delle analisi si fanno meno euforici, e senza accorgertene ti ritrovi a domandarti se stia succedendo qualcosa di più grande di una semplice correzione. È in questo clima più silenzioso, fatto di piccoli segnali, più che di grandi scuotimenti, che Vicky Ge Huang del Wall Street Journal ha descritto la fase con un’immagine che ha fatto subito il giro degli osservatori: gli investitori «temono un nuovo inverno delle crypto».
Non è una sentenza, non è un allarme, ma una constatazione: quando Bitcoin scende dai massimi sopra i 126.000 dollari fino a oscillare sotto i 90.000, un certo raffreddamento diventa inevitabile. E allora la domanda più utile, più concreta, forse è un’altra: che cosa significa questo inverno per chi non è un trader, ma un semplice cittadino che prova a orientarsi nel proprio futuro finanziario?
Il cambio di umore è reale
Solo poche settimane fa il settore crypto sembrava aver trovato un nuovo equilibrio. Le approvazioni degli Etf, l’ingresso di investitori istituzionali e una narrativa che parlava di maturità avevano contribuito a un clima di ottimismo, anche moderato. Poi la situazione macroeconomica ha cambiato rotta: tassi più alti, minore liquidità, più avversione al rischio. E quando gli strumenti più tradizionali iniziano a scricchiolare, il mondo crypto è spesso il primo a reagire, e quasi sempre in modo più brusco.
«Molti investitori – spiegano su Reuters Amanda Cooper e Caroline Valetkevitch – stanno abbandonando gli asset rischiosi». Parole asciutte che, in questo settore, hanno un effetto amplificato: la leva finanziaria, che funziona da propulsore nei momenti di espansione, diventa acceleratore anche delle discese. Non sorprende dunque che oltre mille miliardi di dollari siano evaporati dalla capitalizzazione complessiva, creando un senso di vulnerabilità collettiva che non si vedeva da tempo.
Dietro le oscillazioni: che cosa vedono gli analisti
Per Nikou Asgari del Financial Times, il 2025 è stato finora un «crypto’s rocky year», un anno irregolare che ha riportato a galla alcune fragilità strutturali del settore. La giornalista ha analizzato come Bitcoin si muova ormai quasi all’unisono con i mercati tradizionali: quando il clima globale cambia, il mondo crypto non si comporta più da eccezione, ma da cassa di risonanza. È un passaggio che conta, perché per anni le crypto sono state presentate come un’alternativa anticiclica, capace di sottrarsi alla volatilità del sistema. Asgari evidenzia anche un altro aspetto: la scarsa profondità del mercato. Pochi operatori davvero solidi, molta leva e un volume di scambi che, se confrontato con la rapidità dei movimenti, risulta fragile.
Per chi investe poco, questo significa vivere in un ecosistema che può cambiare direzione senza preavviso, rendendo difficile interpretare la logica del momento. E mentre il settore reagisce, anche gli attori più strutturati mostrano segni di prudenza. Strategy Inc., una delle società più esposte, ha rivisto in modo drastico le sue previsioni. Come ha spiegato Reuters, l’azienda è passata da stime di utili record a uno scenario incerto che prevede perfino una possibile perdita. Per prudenza ha accantonato 1,44 miliardi di dollari in liquidità: un gesto che indica un cambiamento di approccio, non un episodio isolato.
Un “inverno” diverso e un suggerimento per attraversarlo
Gli “inverni crypto” del passato erano spesso legati a episodi isolati: un exchange in crisi, una frode, un evento improvviso. Questa volta, invece, il raffreddamento sembra derivare da una vulnerabilità più ampia. Le criptovalute sono ormai parte della finanza globale, intrecciate con Etf, fondi istituzionali e derivati, e questo le rende più mature ma anche più esposte agli shock macroeconomici. Secondo il Wall Street Journal, Bitcoin potrebbe scendere ancora se la fiducia non tornerà, un’evoluzione che Huang collega a un possibile gelo prolungato. Allo stesso tempo, come osserva il Financial Times nell’analisi di Nikou Asgari, questa fase può essere letta anche come un processo di selezione naturale, in cui i progetti più fragili si sgonfiano e quelli più solidi trovano spazio.
Per chi possiede crypto – poche o tante – forse la domanda più utile non è dove andrà il prezzo, ma che ruolo dovrebbero avere questi strumenti nella propria vita finanziaria. Se ti interessa capire meglio quanto la volatilità influisca sulle tue scelte, puoi approfondire leggendo l’articolo La volatilità del mercato crypto, mentre se ti incuriosisce capire perché alcune criptovalute reggono meglio delle altre, una chiave interessante è in Le criptovalute non sono tutte uguali. Un suggerimento semplice, più che una previsione: non seguire il rumore del mercato. Segui il motivo per cui sei entrato. È questo che permette di attraversare l’inverno senza perdere di vista ciò che conta davvero quando arriverà la stagione successiva.