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Inflazione e potere d’acquisto: l’effetto composto che non vedi

Piccoli rincari, mese dopo mese, diventano la nuova normalità. L’inflazione lavora in silenzio, erodendo il valore del denaro e colpendo soprattutto chi ha meno. Anche con indici stabili, la sensazione di impoverimento resta: spendiamo di più, compriamo di meno. Capire come agisce questo meccanismo è il primo passo per proteggersi da un impoverimento lento, ma inesorabile.

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inflazione
Foto di Daniel Jimenez

All’inizio sembra poco: qualche centesimo in più sul caffè, un euro sul detersivo, dieci sulla bolletta. Poi, senza che ce ne rendiamo conto, diventa la norma. Spendiamo di più, compriamo di meno. E non è solo una sensazione: è una legge aritmetica. L’inflazione agisce come un interesse composto al contrario — ogni mese aggiunge qualcosa al precedente, trasformando piccoli aumenti in un’erosione costante, silenziosa.

Se un bene costa 100 euro e aumenta dell’1,5% il mese dopo, il nuovo prezzo diventa 101,50. Ma se anche il mese successivo cresce di un ulteriore 1,7%, l’aumento si applica su 101,50, non sul prezzo originario. Il risultato? Dopo un anno la spesa non cresce del 18%, ma di oltre il 19,5%. È così che l’inflazione si accumula, mese dopo mese, sottraendo potere d’acquisto con la stessa precisione con cui un interesse fa crescere un investimento.

L’impatto sulle famiglie a basso reddito

Secondo la European Central Bank (ECB), l’inflazione è «un aumento sostenuto del livello generale dei prezzi dei beni e servizi». Ma ciò che spesso sfugge è che l’effetto è cumulativo. Ogni nuovo aumento si applica su un livello già maggiorato, generando così un effetto “a valanga”. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha osservato che questo fenomeno pesa di più sulle famiglie con redditi medio-bassi, perché una parte significativa del loro bilancio è destinata a beni essenziali — alimentari, energia, trasporti — i cui prezzi, negli ultimi mesi, sono cresciuti più della media generale.

Secondo Eurostat l’inflazione nell’area euro nel luglio 2025 si attestava intorno al 2% su base annua, ma questa media nasconde differenze sostanziali: i beni a consumo frequente (come prodotti alimentari, detergenti o articoli per la cura della persona) hanno registrato aumenti ben più marcati. È in questi settori che l’erosione del potere d’acquisto diventa più evidente, soprattutto per chi dispone di risorse limitate. Del resto, come ha osservato Daniele Manca in un video per il Corriere della Sera, «l’inflazione è la tassa più ingiusta, perché taglieggia mese dopo mese i nostri stipendi e guadagni».  

Il lato nascosto della stabilità

Questo processo lento ma continuo spiega perché, anche quando gli indici ufficiali segnalano un’inflazione “moderata”, la sensazione di impoverimento resta. Esiste un paradosso che spesso sfugge: quando l’inflazione diminuisce, non significa che i prezzi scendano, ma solo che crescono più lentamente. È come trovarsi su un tapis roulant che continua a muoversi in avanti: si corre, ma si resta fermi. Intanto i redditi stagnanti perdono valore reale, e il divario tra costo della vita e capacità di spesa si allarga.

Un effetto sociale prima ancora che economico

L’inflazione non colpisce tutti allo stesso modo. Chi guadagna meno destina una quota più alta del proprio reddito ai beni che aumentano più rapidamente, e ha meno strumenti per proteggersi dai rincari. Uno studio della banca dei regolamenti internazionali (BIS) mostra che le famiglie a basso reddito tendono ad avere aspettative d’inflazione più elevate e percepiscono una perdita di potere d’acquisto maggiore rispetto a quelle più abbienti. In Italia, il reddito disponibile corretto per l’inflazione è tra i più bassi d’Europa: un segnale che l’aumento dei prezzi, sommato alla stagnazione salariale, sta producendo un impoverimento progressivo e silenzioso.

Come difendersi

Proteggersi dall’inflazione non significa prevedere i mercati, ma riconoscere come agisce nel tempo. La consapevolezza è il primo scudo: anche incrementi minimi, ripetuti mese dopo mese, possono incidere sul bilancio familiare più di quanto immaginiamo. Essere più attenti nella pianificazione delle spese, rivedere periodicamente le proprie priorità e mantenere un piccolo margine di risparmio per assorbire i rincari imprevisti aiuta a ridurre la vulnerabilità. Evitare debiti a tasso variabile o investimenti che ignorano l’effetto dell’inflazione può proteggere da perdite di valore nel lungo periodo.

Quando possibile orientarsi verso strumenti che offrano rendimenti reali (cioè superiori all’inflazione) consente di preservare il potere d’acquisto. Ma, soprattutto, difendersi significa cambiare atteggiamento: considerare il denaro non come una cifra fissa, ma come qualcosa che evolve nel tempo, che cresce o si restringe in base alle nostre scelte e alla nostra capacità di comprenderne il valore.

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