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Rituali di benessere finanziario Episodio 14

Arianna Porcelli Safonov: «In campagna ho scoperto che il vero guadagno è la mancata spesa»

20 minuti

Arianna Porcelli Safonov oggi scrittrice, autrice comica e storyteller, ha iniziato come project manager di grandi eventi. Titoli roboanti e paga minima: venti ore di lavoro al giorno per 950 euro nella Roma del 2010. Dopo l’ennesima notte in cui apre gli occhi sul sedile di un taxi senza ricordare la destinazione, strozzata dall’“apnea professionale”, decide che l’unico aumento possibile è mollare. Si trasferisce così a Madrid che le restituisce un salario decente e la piena possibilità di goderlo grazie al basso costo della vita.

A un certo punto decide di riprovare a vivere in Italia. Non torna a Roma, bensì affitta un fienile in Appennino, in un borgo di sei anime ai confini tra Piemonte, Liguria e Lombardia. È lì, in quello spazio essenziale e silenzioso, che nasce Fottuta Campagna, il libro con cui racconta con disincanto la vita fuori dalle città.

In campagna, il suo rapporto con il denaro cambia radicalmente: «Lì ho scoperto che il mio reale guadagno è la mancata spesa. E che c’è una sezione del nostro organismo primitiva che ci consente di sopravvivere anche senza le ciabattine antiscivolo o la piastra per i capelli».

Oggi la comicità di Arianna è uno strumento affilato per riflettere su mode, costumi, contraddizioni e assurdità quotidiane. Ma è anche un modo per interrogarsi sul ruolo dell’arte nel presente, in un contesto in cui la libertà espressiva è spesso subordinata alla logica del consenso. «Il problema dell’arte, in Italia almeno, non è la precarietà, ma il fatto di non essere più libera», sottolinea. «Non c’è denaro che possa restituire la libertà di espressione a determinati contesti dove l’arte cerca ancora di fare il proprio. Più che il conformismo trovopericoloso il presunto anticonformismo. Cioè la presentazione che adesso si sta facendo di un contesto accogliente e inclusivo, dove in realtà c’è una censura bianca che è estremamente più pericolosa. Spesso ho avuto anche io la tentazione di autocensurarmi, non per ottenere più lavori, ma sul palco, perché ho sentito la pesantezza di una minaccia non verbale, che accade ovviamente nei contesti istituzionali».