Per tre volte ho provato a tornare in Italia, ma qui il lavoro vale troppo poco
Rachele ha 32 anni e vive a Brno, in Repubblica Ceca. Nata ad Alghero in una famiglia benestante, i suoi genitori non le hanno mai fatto mancare niente. Finito il liceo, si rende conto che l’unica cosa che la appassiona è il mondo del make up. Si iscrive in un’accademia del trucco a Milano e una volta finito gli studi, inizia subito a lavorare. Scopre però di possedere una lacuna: non sa l’inglese. Così, a 20 anni, mette in stand by il suo sogno e parte per l’America. Un viaggio che si prolunga per diversi anni, passando per diversi Paesi e che le fa capire che il lavoro dei sogni è importante sì, ma non quanto sentirsi liberi da ogni catena.
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“Se in Italia hai un buon lavoro, l’Italia è il paese più bello del mondo. Ha tutto: il mare, le montagne, il buon cibo. Ho provato a tornare dopo Londra; ho provato a tornare dopo l’Australia e ho provato anche durante il Covid e tutte le volte mi sono stati offerti contratti che non so se si possono neanche considerare tali. 40 ore a settimana a 600€ con tutte le spese escluse”.
Rachele Mellai oggi vive a Brno, in Repubblica Ceca. Ha 32 anni e fa la truccatrice. Questa piccola città mittleuropea è il punto di arrivo di un lungo viaggio iniziato ad Alghero, in Sardegna, che adesso ripercorreremo assieme a lei.
I genitori di Rachele lavorano full time, mamma insegnante e papà chef. L’educazione finanziaria che riceve può riassumersi in questa istantanea di famiglia.
«Siamo cresciuti in un piccolo appartamento. I miei genitori non hanno mai creduto nel debito. E quindi hanno sempre fatto quello per cui avevano le possibilità: se avevano i soldi si faceva, se non c’erano i soldi non si faceva».
Rachele cresce senza conoscere la frustrazione per qualcosa che non può ottenere. Lei e sua sorella sono le uniche amatissime nipoti della famiglia e non c’è desiderio che non venga esaudito dall’uno o dall’altro parente. D’altronde, i desideri che riescono a formulare sono molto semplici.
«Anche perché vivendo in un contesto di una piccola città vedevo comunque i miei coetanei e ai miei occhi di bambina facevamo tutti la stessa vita».
Sarà proprio il suo primo desiderio insoddisfatto a spingerla a trovarsi un lavoretto, verso i 15 e i 16 anni.
«Volevo comprarmi l’iPhone che era appena uscito eppure io ce lo avevo già un telefono. Era solo uno sfizio quindi già sapevo che i miei genitori mi avrebbero detto di no, e quindi sono andata a guadagnarmi i miei primi soldi. Da quel momento in poi ho sempre lavorato tutte le estati, fino a che non ho avuto il mio primo lavoro full time».
Inseguire i propri sogni
Rachele è brava a scuola e ama studiare, ma odia la matematica. La scelta del liceo Classico le viene quasi automatica, benché non provi particolare interesse per le lingue antiche. Presa la maturità, la strada sembrerebbe segnata: frequentare l’università e trovare un lavoro sicuro. Ma non c’è nessuna facoltà che le interessi veramente. L’unica cosa che la appassiona è il mondo del makeup.
«Ho trovato un accordo con mia mamma. Ho preso un anno sabbatico dopo il liceo e le ho chiesto di poter frequentare un’accademia famosissima di trucco a Milano, la BCM. Lei mi ha detto di sì, però, se non avessi trovato lavoro subito dopo, mi sarei dovuta iscrivere all’università. Io ho trovato lavoro subito».
I genitori, con i soldi che avevano risparmiato per l’università, le pagano la scuola e la stanza in un collegio universitario. Rachele nel giro di poco tempo trova la sua strada per trasformare la passione in lavoro. Entra in contatto con fotografi di moda e viene ingaggiata per truccare modelle sui set. Ce la sta facendo. Si sta veramente guadagnando il permesso di continuare a lavorare sul suo sogno. Scopre però di possedere una lacuna: non sa l’inglese. Così, a 20 anni, mette in stand by il sogno.
«E quindi sono partita per un anno in California, a San Francisco, a fare la ragazza alla pari e un corso di inglese a Stanford. È un’esperienza che puoi fare solo fino a 25 anni. Quando si entra in questo programma funziona che la famiglia ospitante ti paga tutto. Io dovevo pagare solamente il corso di inglese che costava più o meno sui 2.000€».
Rachele aveva risparmiato i duemila euro per la scuola d’inglese durante il suo anno di studio e lavoro Milano. Parte dunque senza chiedere aiuto ai suoi genitori.
“Io dovevo dimostrare in quel periodo di potercela fare al 100%. Ovviamente sapevo che loro ci sarebbero stati in caso di necessità, però non ho mai assolutamente chiesto niente”.
Rachele ha un sogno ben preciso.
«Il mio sogno era quello di fare la truccatrice sui set di moda. Il fashion mi piace tantissimo e sono una persona molto estroversa, quindi a me interessava soprattutto lavorare con le persone».
Cercare un posto dove lavorare ben retribuiti
Mentre è in California, si innamora. Lui è della Repubblica Ceca, studia Finanza e alla scadenza del visto americano decidono di tornare in Europa insieme. Cercano un posto in cui entrambi possano continuare a costruire il proprio sogno. E quindi, senza alcun dubbio, Londra.
«È stato uno shock perché mi son resa conto che l’Inghilterra in quel periodo era molto dinamica. Lì, avrei potuto davvero fare qualsiasi lavoro. Per esempio, il primo lavoro che ho trovato dopo due settimane è stato come truccatrice per Chanel. Avevo 22 anni, mi sembrava un sogno. Mi ricordo benissimo quanto era il mio stipendio: con la conversione guadagnavo 2.300€ netti».
Certo, non sono tutte rose e fiori, vivere in una città costosa come Londra non è facile, ma Rachele e il suo ragazzo sono giovani. Abitano assieme ad altre sette persone, si muovono solo con mezzi pubblici e alla sera escono di rado. Ma soprattutto Rachele sa tenere i conti.
«Io sono una persona molto organizzata, mi sono sempre seduta a tavolino scrivendo le mie spese. Ho sempre saputo cosa mi serviva per l’affitto, per le spese e per le emergenze. E poi, qualsiasi cosa in più, avrei potuto utilizzarla. Quindi, di solito tengo due conti separati: tutte le spese vive sono in un conto, mentre quello che mi avanza lo metto nell’altro».
Benché Londra appaia ai loro occhi come il parco giochi della meritocrazia, una città in cui entrambi potrebbero realizzare ogni ambizione professionale, dopo due anni e mezzo decidono di fare le valigie.
“Lavorativamente e anche dal punto di vista finanziario Londra è fantastica perché puoi veramente fare quello che vuoi, non ci sono limiti. Però purtroppo non è il tipo di vita che volevo. Io sono nata al mare e volevo un po’ più di sole, un po’ più di libertà. Anche perché a Londra vivi per lavorare, non lavori per vivere”.
Ed è così che per la prima volta provano a tornare in Italia.
«Però mi venivano proposti questi contratti che lasciavano un po’ il tempo che trovavano per le mie esigenze, per lo stile di vita che io volevo ottenere. Io non voglio essere miliardaria, io voglio solo star tranquilla». Quanto a lui, il fatto che parli a stento l’italiano restringe infinitamente il campo dei lavori che può fare. Così decidono per un’altra meta, un paese caldo, col mare e anglofono.
Raccogliere mele e ridimensionare l’importanza del lavoro
La scelta cade sull’Australia, dove avendo meno di 35 anni possono accedere al Working Holiday Visa, un visto che costa pochissimo e ti permette di lavorare. Se Londra ha insegnato a Rachele a dare valore al suo lavoro, l’Australia le fa capire che il lavoro dei sogni è importante sì, ma non quanto sentirsi liberi da ogni catena, anche la catena stessa della passione per un lavoro.
«Appena sono arrivata ho trovato lavoro come insegnante in un’accademia di moda e penso sia stato il lavoro più bello che abbia mai fatto perché insegnavo alle giovani modelle come truccarsi. Era bellissimo quel lavoro. Poi ho lasciato per andare a fare le farm: in Australia c’è la famosa regola che devi per forza lavorare nell’agricoltura per 88 giorni se vuoi rinnovare il visto. Così, l’abbiamo fatto».
“Ho raccolto mele per quattro mesi ed è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita perché io adesso so di poter fare qualsiasi cosa. In Australia non c’è il problema dei soldi, non esiste. Gli stipendi sono talmente alti che nonostante la vita sia cara, non mi sono mai posta il problema di «Non posso comprarmi questo, non posso fare quest’altro”.
Rachele e il suo fidanzato risparmiano tantissimo in Australia, ma dopo tre anni si trovano nuovamente a fare le valigie.
«Era veramente una bella vita, però eravamo soli. Eravamo dall’altra parte del mondo, senza famiglia, con nipoti che nascevano, compleanni, matrimoni. Ci stavamo perdendo tutto. E quindi ci siamo trovati davanti un bivio: vogliamo investire anni e tanti soldi e tanto tempo per percorrere la strada della cittadinanza australiana, oppure vogliamo tornare in Europa e vedere se riusciamo a cavarcela e stare vicino alle nostre famiglie?».
Decidono così di tornare ma prima trascorrono un anno in Nuova Zelanda e poi ne progettano un altro in Asia. Tutto con i risparmi accumulati in Australia. A gennaio 2020 sono nelle Filippine, a febbraio in Giappone, a marzo rientrano con l’ultimo volo dalla Corea prima della chiusura delle tratte aeree per la pandemia.
«Siamo rimasti bloccati sei mesi in Sardegna, ovviamente cercando lavoro ogni giorno, ma era un periodo storico particolare e non abbiamo trovato assolutamente niente, né io né lui. E quindi, perché non provare a trasferirci nel suo paese, in Repubblica Ceca? Io non ne volevo sapere perché pensavo che fosse un paese un po’ arretrato. In realtà, mi sono ritrovata in un paese dove si trova lavoro subito e gli stipendi sono più o meno come quelli italiani. E soprattutto, si può trovare lavoro sia in inglese che in italiano, perchè tante aziende sono qua perchè pagano meno tasse. Qui, l’imprenditorialità è molto agevolata, la Partita Iva si apre veramente in un giorno e la burocrazia è molto più snella. Mi ha sorpreso, non me lo aspettavo».
Nei mesi rassegnati e annoiati della pandemia, Rachele aveva aperto un profilo Instagram e aveva investito oltre 4000 euro in corsi di marketing digitale per capire come funzionassero i social media. Quando arriva a Brno il suo profilo sta crescendo ma non le permette ancora di viverci. Così cerca un lavoro.
«Il mio primo lavoro è stato in un grande e-commerce di prodotti beauty. Avevano bisogno di una persona che facesse customer service e consigliasse per telefono i prodotti ai clienti che volevano comprarli. Perché comprando online ovviamente non si sa mai, che ne so, che colore scegliere di fondotinta o come potrebbe essere un profumo. Io ero la persona che li consigliava. Il mio stipendio era 1.200€ netti più i bonus. Quindi alla fine della fiera stavamo su 1.400/1.500€ netti, in un paese dove la vita costa molto meno rispetto all’Italia».
Nel frattempo Rachele inizia a raccogliere i frutti del suo piccolo investimento sul profilo Instagram.
«Dopo tre anni posso dire di vivere solo di quello. Cerco di diversificare sempre perché a me non piace avere tutte le uova in un paniere. Ho letto tanti libri di finanza personale in questi anni, quindi come insegna “Padre Ricco, Padre povero” bisogna diversificare. Io lavoro anche come insegnante di trucco e faccio consulenze online».
Imparare a stare
Sono tre anni che Rachele è in Repubblica Ceca. Tra pochi mesi si sposerà e stranamente non sente il desiderio di fare le valigie. È come se viaggiando a un certo punto abbia imparato a restare.
«Anche perché in 1 ora di macchina c’è Vienna, a 2 ore Praga e in 1 ora e mezza sono all’aeroporto di Bratislava. Io non penso di aver viaggiato tanto quanto in questi tre anni in cui sono qua perché in macchina si va ovunque e anche in aereo è molto facile. In Australia in macchina non vai da nessuna parte perché le distanze sono un po’ diverse. L’ideale sarebbe avere base qui per poi trovare la flessibilità di viaggiare quando vogliamo. Il mio compagno lavora in banca, quindi lui è decisamente poco flessibile rispetto a quanto lo sono io. Però non è mai stato un problema fare viaggi separati».
Quando pensa al suo futuro, Rachele dice di avere due desideri.
«Sicuramente vorrei acquistare casa, che qui è abbastanza difficile: la Repubblica Ceca è al momento il paese che ha i prezzi delle case più alti rispetto allo stipendio medio in Europa. Mi piacerebbe molto anche spostare al 100% il mio lavoro online per poter essere libera poi di prendere i progetti che più mi interessano».
Che ne è dunque di quella passione che a 20 anni era stata il motore della sua vita?
“Io volevo diventare una makeup artist famosa e truccare le più celebri modelle. Ma poi ho capito che il sacrificio che bisogna fare per ottenere quel desiderio sarebbe stato troppo grande per me. Io preferisco una vita dove sì, ho la mia passione, il mio lavoro, ma ho anche la libertà di poter fare altro e di poter viaggiare. Le persone molto ambiziose sacrificano tanto in altri aspetti della loro vita. Non si può avere tutto a quel livello. Ho dovuto fare un bagno di realtà e capire veramente cosa fosse più importante per me”.