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Investire nell’arte, anche con piccoli budget 

Cosa significa investire nell’arte oggi? Quanti soldi servono, e come ci si muove? Con l’aiuto di un esperto abbiamo provato a capire cosa occorre sapere, a chi rivolgersi, e gli errori da non commettere per navigare in un mercato tanto vasto quanto complesso.

Tempo di lettura: 6 minuti

Giorgia Nardelli
Giorgia Nardelli

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Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

investire nell'arte
Foto di Andrew Neel

Arte e guadagno, collezioni e plusvalenze. Non sono binomi familiari, per il grande pubblico, eppure negli ultimi tempi investire nell’arte è diventato un trend sempre più diffuso, e non solo tra strette cerchie di danarosi appassionati. I numeri raccontano un mercato che ha virato verso il “nazional popolare”, per dirla con Alberto Fiz, esperto di mercato dell’arte, storico collaboratore de Il Giornale dell’Arte, e art advisor per un grande gruppo bancario, figura che fornisce consulenza ai clienti in questo ambito.

«Nelle cronache si parla quasi esclusivamente di vendite e aste milionarie, ma il mercato si è differenziato e la fascia medio bassa è tornata ad avere un peso significativo. Report come quelli di ArtBasel o ArtPrice ci dicono che nel 2024 le vendite “top”, quelle che riguardano cioè opere valutate sopra i 10 milioni di dollari, sono scese del 45%, e che l’unica fascia che ha registrato un incremento sia in termini di fatturato che di scambi è stata quelle delle opere al di sotto dei 5.000 dollari, con una crescita rispettivamente del 7% del 13%. In asta sono orbitate al livello globale nel 2024 circa 250.000 opere appartenenti a questa fascia di prezzo.

Come iniziare a investire

Parliamo di un settore in piena espansione dunque, tanto più che in Italia, solo qualche mese fa, è entrata in vigore una normativa che prevede sulle cessioni di oggetti d’arte l’applicazione dell’Iva ridotta al 5% o, in alternativa, il calcolo dell’aliquota sul solo margine di guadagno passato anch’esso al 5%. Quello dell’arte resta però un mercato complicato e non sempre accessibile. E se c’è un primo filtro all’ingresso, è quello della passione: se non ami questo mondo e non dedichi un po’ di tempo allo studio necessario per leggere, capire e interpretare ciò che compri, se l’acquisto di un’opera non ti suscita emozioni o soddisfazione ma è puro interesse, ha più senso puntare su altro.

Cosa serve e dove andare

«Investire in un’opera d’arte non è come comprare titoli azionari o obbligazionari», dice Fiz, «bisogna che ci sia una scintilla, oltre che la volontà di sapere cosa stai acquistando. Prima di tutto, quindi, è importante fare come step preliminare un’indagine personale sui propri gusti, preferenze, sensibilità», spiega l’esperto. Compiuto questo passo, ecco un ideale iter da seguire:

  • Definisci un perimetro dentro cui muoverti: «Decidi cosa ti interessa, a cosa vuoi dedicarti. L’arte è un territorio sconfinato, per acquisire maggiore consapevolezza ritaglia uno spazio, e approfondisci. Non importa che siano i futuristi o l’arte digitale, è importante sapere scegliere e agire in un ambito che si conosce, piuttosto che collezionare tutto», dice Fiz;
  • Studia il settore o l’area di interesse: «Se non so di cosa sto parlando, farò più fatica a valutare il valore di un’opera, anche se mi viene proposta da una galleria, non sarò in grado di comprendere, per esempio, se quel progetto ha una sua originalità o se è qualcosa che ricalca opere e trend di anni precedenti»;
  • Frequenta eventi e gallerie: «Dopo esserti fatto un’idea chiara di cosa ti interessa, informati sugli eventi più importanti e accreditati per il tuo ambito di interesse, frequenta le grandi fiere italiane e internazionali, da miart di Milano a Art Basel di Basilea o di Parigi, e seleziona le gallerie che per sensibilità sono più vicine a te. Non è difficile individuare le più prestigiose e le più affidabili, nell’ambiente i nomi sono noti», aggiunge l’esperto. 

Quanto serve per investire nell’arte

Come dimostrano i dati, oggi non servono grandi patrimoni per investire nel settore delle produzioni artistiche. «Anche con 20.000 euro all’anno si può definire una strategia di investimento. Nell’arte moderna, per esempio, nomi molto noti come Filippo De Pisis, Fortunato Depero o anche Mario Sironi, hanno quotazioni contenute, ci sono opere che si possono acquistare anche con 20-30 mila euro», prosegue Fiz. «Ci sono poi gli artisti emergenti, le cui produzioni, soprattutto in Italia, hanno prezzi decisamente convenienti con valori che possono partire da 3 mila euro. Certo, chi punta sul nuovo fa una scommessa e c’è il rischio che qualche giovane di belle speranze, dopo qualche anno, sparisca dal mercato. È comunque difficile prevedere quale posizione occuperà tra dieci o quindici anni. Una sfida affascinante che va fatta evitando di spendere cifre eccessive. Del resto, l’investimento potrebbe rivelarsi molto redditizio, ma c’è l’eventualità che si dissolva».

Come si sceglie un artista emergente

Come fare, allora, se la scelta cade su un giovane di talento? Per chi non è così esperto da sapersi orientare e fidarsi del proprio intuito, e magari persino rischiare con una scelta controcorrente, il consiglio è quello di rivolgersi a una galleria d’arte affidabile e riconosciuta. «Questa scelta offre una garanzia maggiore in quanto uno spazio accreditato che propone gli emergenti solitamente li fa crescere, anche con il sostegno a mostre pubbliche, eventi, e contatti con collezionisti, critici e direttori di musei», dice ancora Fiz.

Un errore da evitare è quello di privilegiare artisti noti solo a livello locale, senza presenza e rilevanza in ambito nazionale, non inseriti in alcun network. In questo caso il rischio di strapagare opere prive di valore è molto alto. Se al contrario l’artista ha partecipato a esposizioni internazionali, ha un curriculum in ascesa, ha vinto dei premi, prende parte a fiere di rilievo, è più probabile che abbia delle chance di emergere.

Are come bene rifugio, ma non sempre liquidabile 

Non è finita. Chi acquista un oggetto d’arte che porta la firma di un contemporaneo, deve avere la consapevolezza che il suo sarà un investimento a lungo termine, che non offre la garanzia della liquidità immediata, tantopiù di un guadagno. «Salvo eccezioni, i tempi di crescita delle opere contemporanee sono necessariamente più lunghi. Non ci sono listini e non ci sono certezze, in una prima fase il prezzo lo fa la galleria che espone l’opera, se il privato ha necessità di vendere in tempi brevi, può ottenere un prezzo più basso rispetto a quello di acquisto», spiega Fiz. 

«Questo discorso non vale per il supercontemporaneo esploso tra il 2022 e il 2023, dove artisti sconosciuti hanno raggiunto in breve tempo prezzi stratosferici per poi crollare, dando vita a una pericolosa bolla speculativa. Ma generalmente, chi si rivolge alle ultime generazioni lo deve fare per passione senza la smania di un utile a breve», spiega Fiz. «Diverso è se si punta sull’arte moderna. In quel caso esistono listini di riferimento che si possono desumere dai prezzi d’asta. C’è un range dentro cui muoversi, con tutte le oscillazioni di un mercato non sempre stabile».

Come evitare truffe e falsi, i certificati

Un altro aspetto a cui fare attenzione riguarda il certificato di autenticità. Senza una “carta d’identità” accreditata, l’opera non ha valore: «È fondamentale farsi rilasciare l’autentica dall’archivio o dalla fondazione di riferimento dell’artista. È questo l’unico documento che conta e che viene riconosciuto dal mercato», spiega infine l’esperto. Il consiglio, allora, è di fare delle verifiche sul soggetto che ha emesso il certificato e, prima di fare un acquisto, è necessario verificare la provenienza e le pubblicazioni su cui compare l’opera sapendo che l’ideale è ritrovarla nei cataloghi ragionati. Senza storia si rischia di fare flop.

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