Come funziona la legge sul sovraindebitamento
Dal 2012 esiste una legge che permette ai consumatori, professionisti e piccole imprese di uscire da situazioni di crisi, tramite procedure che li aiutano a realizzare un piano di rientro, restituendo solo la quota che riescono a sostenere. Ecco come funziona e chi vi può accedere.
Tempo di lettura: 11 minuti

di Giorgia Nardelli
Giornalista esperta di diritti dei consumatori e finanza personale.

- L’identikit di chi è a rischio: una vita sul filo del rasoio
- Cos’è la legge sul sovra indebitamento e cosa sono gli Occ
- Non solo chi è già in crisi: un servizio rivolto a tutti
- Chi può usufruire della legge sul sovraindebitamento
- Come funzionano gli organismi Occ e la procedura
- Cosa succede dopo il colloquio
- Cosa fa il gestore della crisi
- Dalla ristrutturazione alla liquidazione controllata, le strade possibili
- Cos’è l’esdebitazione
- I costi della procedura
- I tempi della procedura
A volte basta poco per restare strozzati dai debiti: può essere una cartella esattoriale che non ti aspetti, un’entrata che viene a mancare, anche piccola, una malattia che ti mette in stand by per qualche mese. O magari solo una rata di troppo, per quell’auto che credevi di poterti permettere. Succede così che le rate mensili da pagare diventano troppe, il conto va in rosso e ti ritrovi con troppe pendenze difficili da appianare. Si chiama sovraindebitamento, ed è tecnicamente la situazione in cui un soggetto non è più in grado di onorare i propri impegni e si trova incastrato in una montagna di debiti senza avere la possibilità di pagarli.
Secondo uno studio promosso del Comitato ministeriale per l’educazione finanziaria sono in questa situazione cronica circa 1 milione di persone, a cui si aggiungono circa 2 milioni che, pur riuscendo a pagare, lo fanno con significativo ritardo. Per aiutare chi non riesce e non ha le risorse per ripagare tutto, a uscire dal tunnel, nel 2012 è nata la legge sul sovraindebiamento, ribattezzata da tanti “legge salvasuicidi”, che permette di costruire un piano di rientro sulla base delle risorse disponibili. Ecco come funziona.
L’identikit di chi è a rischio: una vita sul filo del rasoio
Il sovraindebitamento non riguarda solo chi gioca d’azzardo, perde il lavoro o incappa in una malattia grave. «A volte per finire in questa condizione basta un piccolo evento che in condizioni normali sarebbe assorbibile. Se, purtroppo, si è abituati a vivere sul filo del rasoio, a non avere il controllo del bilancio familiare o personale e a spendere tutto ciò che entra, è più facile scivolare in una crisi finanziaria».
«Quando, a chi si rivolge a noi, chiediamo di dirci da quanto si è manifestato lo squilibrio nei loro conti, non è raro che qualcuno ci confessi che chiedere prestiti e finanziamenti è sempre stata un’abitudine, perché non si è mai guadagnato abbastanza per coprire le spese», spiega Carlo Giordano, responsabile dell’Organismo di composizione della Crisi della Camera Arbitrale di Milano, che da fine 2016 gestisce le istanze per conto di diverse Camere di commercio lombarde. In Camera Arbitrale di Milano nel 2024 sono state depositate 298 nuove domande, in crescita del 7,7% rispetto al 2023.
Cos’è la legge sul sovra indebitamento e cosa sono gli Occ
Gli Organismi di composizione della Crisi da sovraindebitamento, i cosiddetti Occ, sono stati istituiti con la legge 3/2012, varata ormai più di 12 anni fa per aiutare cittadini privati, professionisti e le piccole imprese che non hanno accesso alle procedure concorsuali, a uscire da situazioni di crisi, facendo ricorso a procedure che li aiutano a realizzare un piano di rientro attuabile, restituendo solo la quota che riescono a sostenere. Il debito viene spesso in parte stralciato, a patto che il debitore si dimostri credibile e intenzionato a rispettare gli accordi presi, non senza sacrifici.
La legge ha istituito dunque gli Organismi di composizione della crisi (Occ) presso Camere di Commercio e ordini professionali, il cui compito è affiancare chi è in difficoltà nella presentazione del piano. Il ricorso a queste procedure è cresciuto nel tempo: secondo i dati del ministero della Giustizia, gli Occ hanno ricevuto nel 2023 7.748 istanze.
Non solo chi è già in crisi: un servizio rivolto a tutti
«È importante sottolineare che questo servizio non è rivolto solo a chi è in condizioni “disperate”, si trova, cioè, con più debiti scaduti e non si sa più dove mettere mano», chiarisce Giordano, «ma anche a chi si rende conto di essere in difficoltà e ha bisogno di aiuto. Dirò di più. Chiedere aiuto non appena si realizza che in certi mesi si fa fatica a pagare le rate, o le entrate non sono più sufficienti, aiuta a uscirne più in fretta e in maniera meno dolorosa».
«Quello che offriamo vuole essere soprattutto un servizio di prevenzione, per diffondere cultura economica e consapevolezza, rivolto soprattutto a persone che comprendono di non avere capacità di risparmio, di non riuscire a progettare il futuro, e vorrebbero imparare a gestire le proprie finanze per essere più tranquilli», continua il funzionario. «Non a caso, la prima cosa che chiediamo loro è di fare i conti, un “esercizio” fondamentale anche per il benessere finanziario futuro».
Chi può usufruire della legge sul sovraindebitamento
Il servizio degli Occ è rivolto a tutti coloro che hanno difficoltà a pagare le rate, cittadini privati in primis, imprenditori agricoli, start up innovative e tutti gli altri soggetti che non hanno accesso alle procedure concorsuali. «Il profilo ideale è quello della persona la cui situazione non è ancora precipitata, che conserva ancora la lucidità per ragionare», dice Giordano. «Il rischio, quando si è andati “troppo giù”, è di non avere più la testa nemmeno per cercare soluzioni. Non a caso, la Regione Lombardia ha da poco varato una legge regionale (LCR 38/2025), in attesa dei provvedimenti attuativi entro la fine del 2025, che ha l’obiettivo di rendere più efficace lo svolgimento delle procedure e quindi il reinserimento sociale e occupazionale dei soggetti che accedono alle procedure come questa».
Non ha accesso alle procedure chi per esempio lavora in nero, e non ha di conseguenza entrate dimostrabili per ripianare i propri debiti, e anche chi considera la procedura una semplice scappatoia per liberarsi dei debiti. «Generalmente, prima di accettare un’istanza esaminiamo la situazione del richiedente, tramite i documenti che certificano la sua situazione reddituale e patrimoniale degli ultimi anni, per accertarci che tutto sia limpido e trasparente. Ci è capitato di rifiutare le richieste di chi, per esempio, aveva intestato i propri beni alla consorte per evitare di venderli. Chi accede alla legge deve essere disposto a fare sacrifici e a mettersi in gioco, e non a cercare escamotage per “pagare il meno possibile” », chiarisce l‘esperto.
Come funzionano gli organismi Occ e la procedura
Il compito degli Occ è quello di fornire informazioni e aiuto a chi si trova in una situazione di sovraindebitamento. Dopo un primo incontro, l’organismo valuta le richieste di chi vuole attivare la procedura, e in caso di accoglimento, nomina un gestore delle crisi, che materialmente certifica la fattibilità del piano di rientro proposto dal debitore. Il piano sarà poi “validato” da un giudice. Il primo passo da fare dunque, è quello di cercare un Occ nella propria provincia (qui l’elenco ministeriale) e fissare un colloquio informativo.
«I cittadini possono rivolersi allo sportello in autonomia. Spesso, è vero, la situazione è talmente complessa da richiedere l’assistenza di un esperto in materia. Può essere molto utile, e sono molti sul mercato a offrire questo servizio. Purtroppo, però, non sempre sono affidabili. Accanto a professionisti e associazioni preparati, c’è anche chi se ne approfitta. Molti hanno parcelle altissime e non sempre sono qualificati, per questo è preferibile non affidarsi al primo che si trova, ma fare prima delle ricerche», avverte Giordano.
Cosa succede dopo il colloquio
La legge sul sovraindebitamento prevede che i componenti dell’Occ esaminino la situazione di massima e forniscono al debitore le informazioni per scegliere l’iter da seguire. «Forniamo un modulo da compilare e a cui allegare tutti i dati relativi a debiti, entrate e beni posseduti. È importante che il cittadino si metta a tavolino e faccia bene i conti, non sarà l’Occ a farlo per lui. Bisogna che il debitore si faccia artefice del proprio destino e si impegni in prima persona per mutare proprie condizioni, e il primo passo per riuscirci è proprio la presa di coscienza della situazione, che arriva con la mappatura dettagliata di entrate, beni e uscite», dice il funzionario.
Non è semplicissimo, bisogna fornire gli estratti conto bancari degli ultimi 5 anni, le ultime dichiarazioni dei redditi, stilare una tabella dei creditori con l’elenco e le somma dovute a ciascuno di loro. Può succedere persino che si faccia fatica a ricostruire la situazione, a mettere in ordine le idee e a ricordarsi tutte le pendenze. «A volte bastano cinque finanziamenti aperti per sentirsi esausti dal punto di vista cognitivo. Alcuni fanno persino fatica a fare raccontare come sono andate le cose, e in questo casi sì, c’è bisogno di farsi aiutare. A Milano, tra l’altro, ci sono fondazioni come Welfare ambrosiano o San Bernardino, che offrono un sostegno di questo tipo».
Cosa fa il gestore della crisi
Dopo la presentazione del set documentale c’è l’incontro con il gestore crisi, altra figura indipendente istituita dalla legge sul sovraindebitamento. Sarà lui a redigere la relazione con il piano di rientro, ipotizzando una possibile soluzione. «Lo scopo del gestore è fare sia l’interesse creditore, quindi costruire un piano compatibile con le reali possibilità, sia l’interesse del debitore, nel rispetto delle sue necessità e della sua dignità. Insomma distribuire le risorse il più possibile, usando la maggiore quota disponibile», chiarisce il funzionario della Camera milanese Camera Arbitrale di Milano.
Il debito può essere dunque stralciato, e di molto, ma solo nella misura in cui non ci siano altre possibilità. «La proposta dovrà essere credibile agli occhi del giudice, che dovrà omologarla, e agli occhi dei creditori».
Dalla ristrutturazione alla liquidazione controllata, le strade possibili
Le soluzioni proposte dal gestore della crisi possono essere di diverso tipo, le principali sono due. Per il consumatore è prevista la cosiddetta ristrutturazione del debito. È un piano che prevede appunto il saldo di tutto o di una parte dei debiti, compatibilmente con le risorse a disposizione, e definisce modi e tempi della restituzione. Una volta approvato dal giudice, i creditori devono accettare il piano, a meno di non presentare un reclamo su cui il Tribunale si esprime rapidamente. Per professionisti e piccole imprese, invece, c’è invece il concordato minore: in questo caso il piano deve ricevere l’ok dei creditori che rappresentano al meno il 50% del debito.
C’è poi la liquidazione controllata del sovraindebitato, in cui si individuano beni da vendere per destinarne il ricavato al pagamento dei debiti. «Funziona così: per tre anni, la persona fa il massimo sacrificio economico possibile, offre i propri risparmi, il proprio patrimonio, parte delle entrate. Se per esempio ha entrate mensili per 2.000 euro, e si calcola che per le spese di prima necessità ne sono necessari 1.500, gli altri 500 vengono destinati interamente al ripiano del debito per tre anni. Anche i beni vengono messi in vendita».
«Certo, si tende a cercare di salvare le case di abitazione, ma se la proposta di rientro non regge il confronto con l’alternativa, si propenderà per questa ipotesi. Se, per esempio, il debitore può offrire 20.000 euro a fronte di un debito da 150.000, ma possiede una casa da 100.000 euro, si chiederà di vendere l’immobile. Trascorsi però i tre anni, si chiede la cancellazione del debito mancante», spiega Giordano.
Cos’è l’esdebitazione
Se l’iter procede senza intoppi, si arriva all’esdebitazione, e cioè la possibilità di chiudere le pendenze anche se il dovuto non è stato pagato integralmente. «Nei casi in cui il debitore non ha beni, né risorse sufficienti, si può arrivare all’esdebitazione del debitore incapiente: la procedura resta aperta per 4 anni, trascorsi i quali la persona è libera. Questa è però la procedura su cui c’è maggiore controllo, da una parte devono sussistere i requisiti di meritevolezza da parte del debitore, è necessario essere certi che sia davvero incapiente e non abbia nascosto nulla, e dall’altra bisogna assicurarsi che si impegni ad assumere una condotta diversa in futuro».
I costi della procedura
Accedere alle procedure previste dalla legge sul sovra indebitamento ha un costo, che può partire da 1.000 o 2.000 euro, a seconda della strada scelta dal gestore della crisi. Molto dipende dall’ammontare del debito, dal tipo di strada scelta, ecc. «In genere l’intero per corso può costare poche migliaia di euro, ma vanno chiarite alcune cose. La prima, è che avvicinarsi a questo strumento non costa nulla, perché il primo colloquio informativo è gratuito. In secondo luogo, nella fase iniziale l’utente versa solo un acconto. Il saldo arriverà al momento dell’esecuzione del debito, se la procedura andrà a buon fine, e sarà inglobato nel pagamento rateale, per cui non peserà sul debitore come un’uscita immediata extra», chiarisce l’esperto.
I tempi della procedura
Quanto ai tempi, anche qui la durata è molto variabile, molto dipende anche da quanto tempo si impiega a recuperare la documentazione necessaria. Spiega Giordano: «In genere servono alcuni mesi, nei casi più complessi anche un anno, ma possiamo dire che ci sono buone chance di venirne a capo, e i tempi non sono infiniti. Rivolgersi a un Occ non è come fare un salto nel buio, prima di decidere se avviare l’iter a pagamento sono previsti colloqui informali, in cui gli esperti valutano con il debitore la fattibilità del piano. L’iter ha ritmi abbastanza serrati e nei casi più lineari, quando la documentazione è completa e ordinata fin dal principio può bastare un solo trimestre».
Una condizione è però necessaria, conclude il funzionario: «Il debitore deve dimostrare di avere capito l’errore e di volere cambiare regime di vita. La procedura è disegnata per far sì che il soggetto torni in una condizione di completa “libertà di azione”, e sia in grado anche di contrarre nuovi finanziamenti e mutui. Servono però impegno e sacrificio, la volontà di affrontare la crisi e mettere ordine nelle proprie finanze».