

Francesca Florio: «Ti spiego perché ho fatto la scelta anti-economica di NON monetizzare i miei follower sui social»
Francesca Florio è un’avvocata penalista, ma anche una divulgatrice instancabile: spiega il diritto sui social come Checcaflo per renderlo accessibile. È cresciuta con l’idea che l’indipendenza economica fosse fondamentale — un’eredità trasmessa da sua madre, che aveva visto la nonna pagare per tutta la vita il prezzo della dipendenza da un marito.
A 16 anni, quando sua madre e il patrigno si trasferiscono temporaneamente a Dubai, lei resta a Roma per terminare il liceo classico, con la nonna malata a carico. È lì che impara a fare la spesa, a pagare le bollette, a misurare il valore delle cose. «Quell’esperienza da un lato mi ha insegnato l’importanza di saper amministrare il denaro. Dall’altro ha piantato in me un piccolo seme di ansia: quella sensazione di scarsità che, purtroppo, molte donne si trovano ad affrontare».
Da adulta, sceglie la strada meno comoda: rinuncia alla carriera nei grandi studi e fa pratica in uno studio più piccolo, dove si impara il mestiere all’antica. «Un modello ancora legato alla logica del “garzone di bottega”: tu assorbi tutto, ma è come se dovessi pagare per quel sapere».
Francesca decide di specializzarsi in diritto penale e si trova spesso a difendere donne vittime di violenza economica: «Una mia assistita è stata aggredita perché aveva comprato dei biscotti. Non aveva nemmeno la libertà di fare la spesa da sola». La dinamica è sempre la stessa: «Quando non guadagni il tuo denaro e dipendi economicamente da qualcun altro sei inevitabilmente soggetta a un giudizio continuo, che può diventare una forma di soggiogazione. Se lui ti dice “50 euro per una crema viso? Ma che spreco!”, tu ti senti in colpa. Ma nel momento in cui quei soldi li guadagni tu, se decidi di spenderne anche 200, sono affari tuoi. È una questione di libertà, prima ancora che di soldi».
Francesca oggi ha un grande seguito sui social, che però ha scelto di non monetizzare. «Se decidessi di fare l’influencer a tempo pieno, potrei vivere di sponsorizzazioni e guadagnare molto di più. Una campagna da dieci storie arriva anche a 10 mila euro. Per guadagnare quella cifra con il mio lavoro servono due o tre processi, cioè mesi di udienze, atti, telefonate, ore di studio. Sei mesi di lavoro, realisticamente. Rispetto a dieci storie, è una scelta antieconomica — ma è la mia scelta». Se l’ha fatta è perché ha ben chiaro quanti soldi le servono per vivere una buona vita e sa che non ha bisogno di diventare ricca per essere libera. Ciò per cui non ha alcuna remora a spendere i soldi è la comodità: i taxi, le stanze d’albergo vicino al centro… Ma le scarpe da 1000 euro, no, quelle proprio no. L’acquisto più costoso che ha mai fatto? La toga.