Alessandra Faiella: «Ho smesso di credere che i soldi sporchino l’arte»
Alessandra Faiella è un’attrice, comica e regista che ha attraversato teatro, televisione e cabaret diventando una delle voci più lucide e ironiche sulla condizione femminile, sul corpo e sull’età. Cresciuta in una famiglia medio borghese – padre editore, madre insegnante – Alessandra assorbe tanta cultura, ma un rapporto ansioso e poco strutturato con il denaro. «Mia mamma diceva sempre: “siamo poveri”, anche se potevamo permetterci tante cose».
Quando sceglie di fare l’attrice, entra in un mondo altrettanto ambiguo sul tema denaro. «Nel campo teatrale i soldi sono quasi un optional… parlare di soldi era un po’ volgare». È la visione dell’art pour l’art, dove la qualità del lavoro dovrebbe prescindere dalla retribuzione. Ma questa mentalità, racconta, rende l’artista più fragile: «È una vita infame perché li finisci sempre troppo presto, sei sempre con l’affanno».
Anche nella vita privata la gestione economica non migliora. Sposa un collega artista – «uno messo peggio di me» – e insieme affrontano stagioni di lavoro molto variabili, senza pianificazione. Nel frattempo Alessandra accumula multe fino a un debito di dieci milioni di lire, che riesce a saldare solo chiedendo una rateizzazione: «Proprio ciò che non devi mai fare: le mettevo lì… si sono accumulate tantissimo».
Due incontri cambiano il suo rapporto con il denaro: l’arrivo di un figlio e la relazione, dopo il divorzio, con un’artista capace di gestire le proprie finanze con lucidità. «Ho cominciato a capire che hai tanti soldi anche perché li sai gestire». Da lì inizia a risparmiare, controlla le sue app, si dà regole. E soprattutto supera il pregiudizio che i soldi “sporchino” l’arte: «Il mio lavoro è migliorato grazie a questa nuova attenzione al denaro: hai meno ansia».
Questa consapevolezza diventa anche una forma di autodifesa professionale: «Se tu per prima pensi: “sono un’artista, i soldi non mi interessano”, ti dai la zappa sui piedi». Oggi Alessandra sceglie i progetti con più criterio, negozia il giusto riconoscimento e rivendica condizioni dignitose – anche semplicemente poter viaggiare comoda: «Fa parte del mio lavoro».
Il suo rituale di benessere finanziario, racconta, è aver iniziato finalmente a risparmiare: un gesto semplice, ma rivoluzionario per chi è cresciuta – e ha lavorato – in mondi dove di soldi non si parlava mai.