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Come costruire l’indipendenza finanziaria in un sistema impulsivo

Nel mezzo di un’economia che corre più veloce della nostra capacità di comprenderla, mentre modelli come il “compra ora, paga dopo” normalizzano il debito e l’iperstimolazione digitale riduce la distanza tra desiderio e acquisto a un singolo click, arriva un libro che prova a rimettere ordine. “I quattro pilastri dell’indipendenza finanziaria” di Marco Casario (Hoepli) fa esattamente questo.

Tempo di lettura: 5 minuti

Valentina Ciannamea
Valentina Ciannamea

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Giornalista esperta di mondi digitali con un background da sociologa

indipendenza finanziaria
Foto di Sasha Freemind

I quattro pilastri dell’indipendenza finanziaria” di Marco Casario non è una guida per diventare ricchi, né una nuova versione del mantra “smetti di lavorare presto”: è un manuale per imparare a riconoscere gli automatismi, costruire consapevolezza e riappropriarsi del potere decisionale che abbiamo sul denaro e che spesso cediamo senza accorgercene. Casario definisce quattro pilastri fondamentali: massimizzare le entrate, monitorare le finanze, risparmiare, investire. Sono le basi minime per costruire solidità in un contesto che spinge verso l’impulso e la distrazione. «L’indipendenza finanziaria non è un numero: è la capacità di prendere decisioni con lucidità», scrive Casario, investitore, divulgatore e fondatore del progetto “Pace Finanziaria”, con cui ha accompagnato migliaia di persone a leggere e comprendere la propria vita economica.

L’intervista

Nel libro parli della necessità di “ripensare i fondamentali” perché i vecchi paradigmi: studia, trova un lavoro sicuro, fai carriera, non funzionano più. Il primo dei quattro pilastri infatti è “massimizzare le entrate”. Come sta cambiando oggi il rapporto tra lavoro, sicurezza e valore personale?

«Quello è stato secondo me il grande scotto che abbiamo pagato: i giovani oggi ancora di più, perché quel sistema non ha premiato la meritocrazia ma ha premiato il tempo, perché il tempo ti permetteva di stare lì, di fare gli scatti di carriera. Senza parlare del nepotismo. Oggi per un dipendente è importante capire se il proprio valore viene percepito. Quando vengono da me e mi chiedono “non mi danno l’aumento”, chiedo sempre: ti percepiscono? Se sei invisibile è difficile. Quindi: crea un piano con il tuo capo, monitora quello che apporti, e fatti vedere. Racconta la tua settimana su LinkedIn, scrivi quello che hai imparato. Basta anche questo per farsi notare».

Essere proattivi, infatti, è diventata una competenza di sopravvivenza. Perché è così cruciale?

«Il mondo va alla velocità della luce… fermarsi è peggio che stargli dietro. Prima il percorso era predisegnato: entravi, facevi carriera. Oggi no. Essere proattivi significa usare i social e il lavoro in modo attivo, non subirli. Vale per chiunque: dipendente, freelance, imprenditore». 

Il buy now, pay later è diventato un’abitudine di massa. Perché attrae così tanto e perché è così pericoloso?

«Ho fatto un video su Klarna che è andato meglio di qualsiasi altro video negli ultimi due anni… volevo parlare dei bilanci dell’azienda, che è vittima del suo stesso business: far debito e poi riscossione crediti, con crediti che non arrivano più. A me non piace il concetto, non perché il debito sia sbagliato, bisogna capire bene che debito stiamo per fare. Se il debito non produce valore, o serve a comprarti l’iPhone vale la pena fermarsi a riflettere. Queste aziende hanno tutto l’interesse a farti fare più debiti possibile. Controllano poco della tua situazione e delegano a terzi il recupero crediti. È molto facile entrare in quel loop».

Molti giovani sperimentano sfide come il “No Buy Year” per frenare l’impulso. Tu perché pensi che funzionino?

«Il nostro cervello non è nato per prendere decisioni razionali con il denaro: funziona ancora con meccanismi arcaici. Oggi il dinosauro non c’è più, ma c’è l’iperstimolazione dei social e sistemi di vendita sempre più sofisticati. La dopamina è l’anticipazione del piacere. Il problema è che il corridoio tra lo stimolo e il gesto,  il click del compra, è diventato cortissimo. Non c’è più spazio tra l’odore e il morso. L’unico meccanismo di difesa è ricreare spazio: consapevolezza, esercizio, meditazione. Il cervello sbaglia quando è stressato, iperstimolato. E a volte servono interventi radicali per disallenare il muscolo dell’impulso».

Il tuo percorso “Pace Finanziaria” ti ha permesso di osservare da vicino centinaia di vite economiche. Che cosa ti ha colpito di più?

«Ero stanco di sentire persone dire: non riesco a risparmiare, non arrivo a fine mese, ma quando chiedevo quali erano i centri di costo, non sapevano rispondere. O pensavano di saperlo, ma non avevano i numeri davanti. Ho visto stati patrimoniali, bilanci, dubbi, paure. L’educazione finanziaria ha dato tanta teoria e poca pratica. È come la palestra, posso spiegarti un muscolo, ma poi devo dirti quali esercizi fare. Il libro è proprio questo: una raccolta di ciò che ho visto funzionare davvero».

Che relazione c’è tra benessere psicologico e indipendenza finanziaria?

«Per me è una lotta continua, certe volte vince lui e certe volte vinco io. Troppo spesso il denaro è usato come medicina per colmare vuoti emotivi. Ma quel vuoto non lo colmi col denaro: rischi l’insoddisfazione eterna. Quando capisci che il denaro permette di avere una vita più ricca rispetto alle passioni che hai, ti rendi conto che poi non te ne serve così tanto. Le cose che ti arricchiscono davvero sono meno costose di quanto pensiamo»,

C’è stato un momento che ti ha spinto verso l’indipendenza finanziaria?

«Mi piacerebbe avere un aneddoto, invece, è stato un processo. Un percorso lungo. Le sliding doors sono state grandi crisi di mercato: il 2008, il 2011, il 2015, il 2019, il 2020 col Covid. Se non mi fossi fatto trovare pronto economicamente e nelle competenze oggi non avrei certe cifre. Un percorso è fatto di tappe. Non puoi controllare tutto, ma puoi controllare ciò che è sotto il tuo controllo. E devi essere pronto a cogliere i treni. Alcuni li ho presi, alcuni li ho persi».

Nel libro dici che la vera ricchezza non coincide con ciò che possediamo. Che cosa intendi?

«Tutte le cose importanti della vita sono invisibili: emozioni, valori. Non le possiamo comprare. Questo non vuol dire che i soldi non fanno la felicità: aiutano tantissimo. Ma se cerchi nei soldi la felicità, è altamente probabile che non la troverai».

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